Le più vaste e rigogliose cerrete si trovano distribuite nell’Italia Centrale e Meridionale, dove il clima è più caldo e quindi più favorevole al loro sviluppo, ma anche nelle nostre zone i Cerri sono da considerare come una delle componenti principali dei boschi, sia di pianura che di collina.
Il Cerro è una pianta a rapida crescita, rispetto alle altre querce, con tronco piuttosto corto e dritto, corteccia grigio-brunastra ruvida e profondamente solcata da fessure compatte con sfumature rossastre.
La sua chioma può oltrepassare i 35 metri di altezza; con una forma piramidale o globosa più o meno allungata.
Le foglie sono caduche, anche se persistono a lungo sulla pianta e hanno una forma estremamente variabile. Sono alterne, con margini lobati, ruvide di color verde scuro sopra, più chiare e vellutate nella parte inferiore. Sono grandi fino a 7 cm x 12 e incise in 10-14 lobi piuttosto profondi e sono raggruppate intorno al picciolo.
I fiori, come tutte le altre querce, si trovano sulla stessa pianta, sia i maschili che sono riuniti in amenti penduli giallastri, sia i femminili piccolissimi attaccati all’ascella delle foglie.
Il frutto è una ghianda lunga circa 2-3 cm, coperta fino a metà da una cupola emisferica lunga fino a 1 cm e ricoperta di squame lineari, arricciati di color verdino-grigiastro. Contengono molto tannino e sono assai meno ricercate dai maiali e dai cinghiali, anche se non vengono disprezzate da colombacci, scoiattoli, tassi, ecc.
L’apparato radicale del Cerro è molto sviluppato, con fittone centrale che affonda tanto in profondità nel terreno, che permette alla pianta di sopportare al meglio anche i periodi più siccitosi.
L’etimologia del suo nome deriva dal latino “Cerrus” che si ritiene avesse la stessa origine con “Quer-Cus”, che significa “esser duro'.
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