cdg f cicoria 001   Nome scientifico: CICHORIUM INTYBUS
  Nome comune: CICORIA - RADICCHIO SELVATICO
  Famiglia:  Asteraceae Compositae
  Fioritura: Estate - Raccolta: da fine inverno fino a prima della fioritura
  Habitat: E' comune nei luoghi erbosi dal mare fino alla montagna.


Descrizione

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Pianta erbacea perenne con  radice affusolata a fittone e fusto cavo, eretto e ramoso che può raggiungere anche un metro di altezza.

Le foglie basali della cicoria sono riunite in rosetta, divise in 5/ 7 lobi. Hanno segmenti triangolari acuti, ma talvolta anche  lisci, non dentati color verde scuro spesso con nervatura rossastra, a volte un pò pelose. Si seccano durante la fioritura.

I delicatissimi fiori, formati da ligule con margine dentellato, sono di un bell'azzurro ceruleo, raccolti in due tre elementi lungo i rami della pianta. Si chiudono in condizioni di tempo avverso o comunque sempre nel pomeriggio e ciò ha ispirato numerose antiche leggende legate al sole.

I frutti sono numerosi piccoli acheni color sabbia un pò ispidi, lunghi 2-3mm.

Le rosette basali più tenere  sono molto ricercate e si possono consumare crude in insalata, oppure cotte da sole o in misticanza con altre erbe spontanee, semplicemente condite con olio e limone. Si prestano anche per numerose altre preparazioni: frittate, risotti, sformati ecc. Come l'acqua della bollitura, dalle proprietà diuretiche, rinfrescanti e toniche per il fegato, trova il suo utilizzo per la cottura dei risotti, mentre i  graziosi fiori blu, possono far bella figura nella decorazione delle pietanze.

La cicoria ha proprietà antinfiammatorie, digestive, diuretiche e leggermente sedative. Ritenuta anche un ottimo tonico e depurativo per il fegato, viene preparata in decotti, infusi, tinture e anche come cataplasma di foglie per la medicazione delle ulcere della pelle.

Fin dall'antichità era conosciuta come pianta medicinale e consumata come pietanza, tanto da essere citata nei papiri egizi, già 4000 anni fa. In  epoca romana era coltivata come verdura e ne veniva fatto un larghissimo uso, tanto che si racconta che il poeta Orazio la mangiasse tutti i giorni.

Nel 1600 il medico padovano Prospero Alpini, introdusse in Italia l'utilizzo delle radici della Cicoria, seccate e tostate, come surrogato del caffè a scopo terapeutico. In seguito in tutta Eropa, dal periodo napoleonico fino ai conflitti bellici mondiali, questa abitudine sostituì addirittura l'uso del caffè.

Il nome Cicoria proviene dal greco "Kikhòria-Kikheo" che significa "trovare", la parola "Entubon" corrisponde invece al termine italiano che identifica la moderna "Indivia".

                    



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Cicoria - Radicchio selvatico -- Cichorium intybus