IL GATTO SELVATICO

a cura di Lorenzo Lazzeri

Classe Mammalia dis gatto
Ordine Carnivora
Famiglia Felidae
Sottofamiglia  Felinae 
Genere Felis
Specie Felis silvestris

Il gatto selvatico è distribuito su tre diversi continenti ed è presente con cinque sottospecie, due delle quali presenti in Italia

  • gatto3             Il Felis silvestris silvestris o Gatto selvatico europeo presente in Sicilia e Italia continentale.
  •       Il Felis silvestris libyca o Gatto selvatico africano presente in Sardegna con popolazioni antropocore.

 

 Il paese nel quale il Felis s. silvestris mostra la massima complessità biogeografia è l’Italia. Qua, infatti, il gatto selvatico europeo è presente con una distribuzione piuttosto frammentata e discontinua, suddivisa in tre areali disgiunti: Nord occidentale, Nord orientale e Peninsulare che sono andati incontro a remote e recenti estinzioni, ma anche a recentissimi tentativi di espansione. Nel 2006 il database del gatto selvatico italiano ha superato i 700 individui di presenza, con un areale peninsulare in espansione verso Nord, una popolazione molto vitale nell’areale Nord orientale, ma una grave situazione in quello Nord occidentale, tanto da ipotizzarne l’estinzione già dal 1981. Attualmente, con lo sviluppo di tecniche di monitoraggio di specie elusive, come ad esempio il trappolaggio video-fotografico, anche a livello hobbistico da parte di non professionisti, si è assistito ad un incremento di segnalazioni della specie anche in zone in cui non era mai stato segnalato. gatto
La presenza di questo felide anche nei boschi della Val di Cecina era piuttosto incerta fino allo scorso anno (2014); esistevano alcune vecchie segnalazioni risalenti ad avvistamenti degli anni ’60, che però erano tutt’altro che certe a causa della mancanza di documenti che consentissero una identificazione più precisa. Un presunto gatto selvatico fu trovato morto negli anni ’90 nella Foresta di Monterufoli, in quel caso la carcassa venne esaminata da alcuni esperti ma a causa delle pessime condizioni in cui si era conservata non fu possibile una determinazione certa. Negli anni a seguire, gli avvistamenti nel nostro territorio sono stati diversi, ma purtroppo le osservazioni dirette sul campo, non supportate da una adeguata documentazione, non possono esser prese in considerazione se non a livello di indicazioni di massima per poi approfondire le indagini. Le diagnosi devono esser fatte su animali morti, feriti o su documenti fotografici in cui sia possibile analizzare oggettivamente il pattern caratteristico del mantello al fine di riuscir a discriminare tra Felis s. silvestris e F. s .catus (gatto domestico) o possibili ibridi.
Questo felide possiamo descriverlo come un grosso gatto con colore del pelame tendente al grigio- fulvo e caratteristiche striature che lo differenziano dal gatto domestico, dal quale naturalmente è ben distinto anche da un punto di vista genetico; la coda, di solito piuttosto grande e clavata nella parte terminale, presenta 3-4 anelli ben separati; una lunga striscia attraversa il dorso dall’attaccatura della coda alla nuca dove si differenzia in quattro strisce sulla testa e due macchie nere all’altezza delle scapole. In corrispondenza del torace sono presenti 3-4 strisce mentre la metà posteriore del corpo è coperta da altre strisce talvolta frammentate.
Per quanto riguarda l’ecologia alimentare la dieta è ricca di numerose specie tra Mammiferi, Uccelli, Rettili e Insetti, includendo talvolta anche entità poco usuali quali l’istrice, la donnola e la trota.
Il felide è legato prettamente ad ambienti boschivi di latifoglie e conifere, è un animale dalle abitudini solitarie, territoriali, ha bisogno di grandi spazi, infatti il suo home-range (area utilizzate per le proprie attività quotidiane), misura mediamente 1-10 kmq, con punte per i maschi, i quali hanno territori di solito ben maggiori rispetto alle femmine, di oltre 15kmq. Lo spazio vitale delle femmine risulta sovrapporsi a quello di uno o più maschi. La densità è in genere molto bassa e solo in particolari condizioni di integrità ambientale si possono raggiungere valori superiori a 0,3 individui/km2.
Il gatto selvatico, si riproduce una sola volta all’anno, dopo una gestazione di circa due mesi, in primavera nascono i cuccioli, mediamente 3-4. Tuttavia se la femmina dovesse perdere la cucciolata, talvolta può ritornare in estro e partorire nel periodo autunnale per la seconda volta.
Le minacce per il Felis silvestris sono praticamente tutte di origine antropica: bracconaggio, frammentazione e alterazione degli habitat, simpatria con il gatto domestico.
Alcune patologie di origine virale, endemiche nelle popolazioni urbane e periurbane di gatto domestico, possono essere fulminanti per il gatto selvatico entro i primi tre mesi di età. Un problema non trascurabile circa la possibile perdita del patrimonio genetico nel gatto selvatico è dovuto all’ibridazione con gatto domestico (essendo della stessa specie possono originare accoppiandosi, prole fertile), sembra che in Italia questo non rappresenti un elevato fattore di minaccia, o quanto meno il fenomeno non è paragonabile ad altre situazione (e.g. Scozia e Ungheria). Tuttavia le zone rurali, con regressione di habitat, possono essere particolarmente colpite dall’ibridazione (per questo è importante controllare tramite opportune sterilizzazioni le colonie di gatti domestici). La più grave minaccia resta sicuramente quella della frammentazione ecologica, anche perché di più difficile soluzione. Una possibile speranza è rappresentata dallo sviluppo e buona gestione delle aree protette nazionali e regionali e dalla conservazione di corridoi ecologici idonei, che permettano il collegamento tra i territori by-passando possibili discontinuità e ostacoli e permettendo lo scambio tra individui appartenenti a subpopolazioni diverse, favorendo così il mantenimento di popolazioni vitali con buoni livelli di variabilità genetica, scongiurando colli di bottiglia ed estinzioni locali.gatto2
Il gatto selvatico può esser considerato una specie focale, in grado di darci indicazioni sul livello di biodiversità, sulla composizione e sullo stato della comunità di prede su cui si sostiene. Si presta quindi bene come indicatore ambientale e in strategie di conservazione. Questo felide, al pari di altri predatori (lupo, martora, ecc.), svolge funzioni ecosistemiche molto importanti, infatti si trova all’apice della catena alimentare ed è perciò in grado di generare cascate trofiche, permettendo con la sua presenza, una corretta regolazione delle altre componenti faunistiche degli ecosistemi.
La Val di Cecina, grazie alla sua complessa mosaicità territoriale, bassa antropizzazione, scarsità di plessi industriali e infrastrutturali, rappresenta certamente una zona molto adatta alla specie. Quest’anno è stato possibile documentare (grazie ad un monitoraggio svolto in collaborazione con Unione Montana, CEA Alta VdC e Provincia di Pisa) per la prima volta la presenza del gatto selvatico europeo in più aree del nostro territorio, questo ci fa sperare nella presenza di una popolazione vitale e con buona uniformità di distribuzione.
A seguire si riporta lo status legislativo europeo ed italiano:
Il Felis silvestris, il suo stato di conservazione in Italia è ritenuto precario, tale da essere classificato come “Quasi Minacciata” (NT), secondo la Lista Rossa e le categorie e i criteri di classificazione dello IUCN. Il gatto selvatico europeo è annoverato negli allegati II e IV della Direttiva Habitat 92/43/CEE, quotato alla appendice II della Convenzione di Berna per la conservazione della vita selvatica e dei suoi habitat in Europa (1979), rientrante anche nell’Allegato II (specie potenzialmente minacciata) della Convenzione di Washington o Cites (1973); a livello nazionale specie “particolarmente protetta” per la Legge 157/92 (recepita dalla Regione Toscana con la 3/94) , a “protezione rigorosa” per il DPR 357/97 nell’allegato “D”.