I PIPISTRELLI

Il testo di questo articolo è stato tratto dal sito https://www.tutelapipistrelli.it/category/i-pipistrelli/

molosso di cestoniI chirotteri rappresentano l’ordine di Mammiferi con il maggior numero di specie dopo i roditori, con attualmente circa 1232 specie descritte (al 2008, ora saranno sicuramente aumentate) e rappresentano, quindi, più di 1/5 di tutte le specie di mammiferi. I chirotteri sono, quindi, uno degli ordini di mammiferi di maggior successo.

 

 
LE NOSTRE SCHEDE
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LO SAPEVATE CHE… I PIPISTRELLI (tratto dal sito https://www.tutelapipistrelli.it/)

• sono gli unici mammiferi che volano.

• Si chiamano col nome scientifico Chirotteri, dal greco antico “cheiropteros”, una parola composta da “cheir” (mano) e “pteròn” (ala).

• sono presenti sulla Terra da ben 52 milioni di anni

• sono a rischio estinzione e per questo, dal 1939 sono protetti per legge e ne è vietata l’uccisione, la vendita e la detenzione.

• se entrano in casa basta spegnere la luce, aprire la finestra, lasciare la stanza e.. se ne vanno da soli!

• non si attaccano ai capelli.

• sono tra i mammiferi più diffusi al mondo e vivono dappertutto, tranne che ai Poli.

• in Italia sono presenti con ben 34 specie conosciute, tra cui il pipistrello albolimbato, il pipistrello di Savi, il pipistrello Nano, l’Orecchione e il Molosso di Cestoni.

• nel mondo sono presenti con oltre 1232 specie (aggiornato al 2008).

• quelli italiani sono insettivori.

• sono creature timide ed inoffensive.

• quelli italiani hanno una lunghezza media tra 3 e 11 cm.

• non si costruiscono il nido ma vivono, in gruppo, all’interno di rifugi comuni chiamati roost (grotte, cavità degli alberi, fessure dei muri).

• non sono ciechi e usano gli occhi per vedere.

• hanno anche un sistema di ecolocalizzazione basato sull’emissione di ultrasuoni che permette loro di evitare gli ostacoli anche al buio grazie all’eco di ritorno.

• di giorno riposano ed escono la notte per andare a caccia.

• in una sola notte riescono a mangiare fino a 2000 insetti grandi come una zanzara.

ferro cavallo• al ritorno da una notte di caccia arrivano a pesare anche tra il 25% e il 50% in più.

• a novembre si ritirano nel rifugio invernale e vanno in ibernazione.

• in primavera si trasferiscono nel rifugio estivo, a volte a centinaia di km da quello invernale.

• partoriscono in estate, di solito un solo piccolo e raramente due

• le mamme pipistrello hanno un forte istinto materno e allattano i piccoli per circa un mese.

• in caso di pericolo, mamma pipistrello riesce a trasportare volando un piccolo che pesa più della metà del suo peso.

• non è detto che colonizzino subito le BAT-BOX ed è necessario lasciarle almeno 3 anni nella stessa posizione.

• sono ottimi bioindicatori della qualità ambientale, cioè dove vivono loro vuol dire che si vive bene.

• in Italia, oltre all’uomo, tra i suoi predatori ci sono falchi, barbagianni, corvi, ghiri e gatti.

• non appartengono all’ordine dei roditori e quindi non sono “topi volanti”.

• non succhiano il sangue come i vampiri anche se in Centro e Sud America esistono tre sole specie ematofaghe (sulle oltre le 1232). Di queste tre, due Diaemus youngiDiphylla ecaudata si nutrono di sangue di rettili o uccelli mentre solo uno Desmodus rotundus di sangue di mammiferi incidendo la pelle del bestiame e nutrendosi del sangue, senza lasciare grosse conseguenze sull’animale.

orecchione• ad Austin, in Texas, vivono in una colonia di oltre 4 milioni di individui.

 

 Da https://www.tutelapipistrelli.it/come-comportarsi/

Quando andiamo in grotta e incontriamo dei pipistrelli come ci dobbiamo comportare?

 

A questa domanda non è semplicissimo dare una risposta perché molto dipende dal periodo dell’anno.

Le fasi più delicate del ciclo vitale sono:

– durante il letargo (tra novembre e marzo)

– durante le fasi di nascita, crescita e svezzamento dei piccoli (giugno e luglio)

In questi due periodi vanno assolutamente evitati sopralluoghi dove ci sono colonie: disturbare in questo periodo può comportare la morte di diversi individui e ora spieghiamo il perché.

Cosa accade ai chirotteri italiani nel periodo invernale?

In cosa consiste la fase di ibernazione nei chirotteri (non tutte le specie hanno la capacità di entrare in fase letargica)?

I pipistrelli delle zone temperate attuano una strategia che li aiuta a superare la fase invernale: essi entrano in una fase di torpore in cui il loro metabolismo è notevolmente rallentato. In particolare, in questa fase del loro ciclo biologico, si ha una diminuzione delle attività vitali come la frequenza cardiaca e respiratoria e in generale si ha un notevole abbassamento della reattività del sistema nervoso.

L’ibernazione vera e propria, solitamente inizia quando la temperatura esterna scende sotto i 10° C. Durante il letargo, la temperatura corporea dei chirotteri segue quella ambientale, ma se questa dovesse scendere al di sotto lo 0 ° C si avrà il risveglio degli individui che così potranno cercare un nuovo ambiente dove svernare con temperature meno rigide.

Nella fase letargica anche la respirazione e il battito cardiaco sono notevolmente rallentati. Mentre solitamente nel pieno dell’attività il cuore di un pipistrello batte 200 volte al minuto, quando un individuo va in letargo il suo cuore batte solo 10 volte al minuto e addirittura la respirazione scende a 1 atto respiratorio ogni ora!!

Durante il periodo letargico, inoltre i chirotteri sono ‘svegli’ (il letargo non è un profondo sonno) il cervello cioè rimane attivo per tutto il periodo non attuando il ritmo di veglia e sonno.

La riattivazione del metabolismo comporta il consumo di grasso accumulato.

Cosa succede quando i pipistrelli vengono disturbati durante la fase letargica di profondo torpore?

Non ci sono tantissimi dati bibliografici a cui fare riferimento, ma gli studi condotti fino ad ora hanno evidenziato alcuni fattori:

1)   i chirotteri hanno bisogno di diverso tempo per ‘riattivarsi’ (anche più di un’ora) quindi, solitamente chi frequenta le grotte non si accorge che dopo il passaggio gli animali escono dal torpore (c’è chi ha raccontato che dopo più di un’ora dal passaggio ha trovato i pipistrelli a terra, caduti e ancora torpidi, questo è molto pericoloso per il superamento dell’inverno, e può comportare la morte per ‘fame’ perché gli individui non riescono a recuperare il grasso perduto)

2)   In Myotis lucifugus (una specie troglofila che vive in America settentrionale) per ogni risveglio sono consumati 108 mg di riserve di grasso grigio cioè quanto serve per 68 (!!!) giorni di letargo

3)   In Myotis sodalis (una specie troglofila che vive in America orientale) il disturbo arrecato durante il letargo ad una colonia può comportare la perdita di grasso necessario per superare circa 4-6 mesi di fase letargica e che può essere reintegrato con 10-30 giorni di caccia.

Solitamente i primi segnali che l’individuo si sta ‘svegliando’ perché disturbato sono quelli legati al riflesso dell’aggrappo: il pipistrello piega le zampe e inizia a riattivarsi. Inoltre, in alcune specie, si può osservare un leggero dondolio. La fase successiva consiste in ‘urla’ da stress, e la fase finale consiste in veri e propri tremori (proprio come noi quando abbiamo i brividi di freddo) che riattivano la muscolatura.

In questa foto sono visibili due individui della stessa specie (R. ferrumequinum) in due condizioni diverse: a sinistra in letargo, a destra dopo che è stato disturbato e quindi durante l’emersione dal torpore: è evidente la piegatura delle zampe posteriori, indicata con una freccia rossa.

L’ideale sarebbe non andare in quelle cavità nel periodo che va da novembre a inizio marzo.L’ideale sarebbe non andare in quelle cavità nel periodo che va da novembre a inizio marzo.

Se si è capitati in grotta e ci sono dei pipistrelli in ibernazione allora bisogna attuare tutti quei comportamenti che mitighino l’impatto che la nostra presenza arreca.

Quindi:

- Soffermarsi il meno possibile in prossimità della colonia ma cercare di spostarsi in aree differenti della grotta, in aree dove la nostra presenza non si senta (a volte basta cambiare ramo o pozzo)

- Parlare a bassissima voce, anzi molto meglio astenersi dal parlare in tutte quelle zone da dove il suono può arrivare fino alla colonia.

- Non usare mai la carburo.

- Evitare di illuminare direttamente la colonia (soprattutto con le luci calde, ma meglio evitare anche i led freddi)