San Michele alle Formiche |
||
![]() |
||
8.3 km, 04:09:13 |
||
![]() |
||
![]() ![]() ![]() |
||
![]() |
||
DESCRIZIONE Giunti nei pressi di Montecerboli, si potrà parcheggiare la nostra macchina nello spiazzo antistante la piccola pineta che si trova alla base del Poggio della Marruca vicino all’ingresso nord del paese. Il nostro percorso parte proprio da questa area, chiamata Croce al Masso per la presenza di una croce che si lega all'antica leggenda della 'Carrozza di fuoco'. Al limite della vicina pineta si trova oggi un piccolo fontanello, dove una volta sgorgava la Fonte di Beppone, punto di approvvigionamento d'acqua per gli abitanti del paese di Montecerboli, che raggiungevano questo piccolo pianoro ombreggiato per far giocare i loro bambini, per passeggiare o per ritrovarsi in piacevoli occasioni di merende.
Da qui imboccheremo la vecchia strada dei Gabbri, recentemente riadattata per la realizzazione del vapordotto che la costeggia e la percorreremo per poco meno di un chilometro, fino alla strada provinciale '439', che attraverseremo per entrare nella pineta sottostante. Continueremo su una vecchia carrareccia, voltando a destra alla prima deviazione che incontriamo, entrando dentro a un giovane bosco di macchia mediterranea. Superato un piccolo corso d'acqua, iniziamo a salire tenendoci sulla destra a una nuova deviazione. Dopo qualche centinaio di metri attraversando un altro piccolo fosso, ci troveremo nel vecchio percorso di San Michele riportato anche sulle carte turistiche.
!!!Durante la visita dovremo prestare la massima prudenza, soprattutto nell'avvicinarsi ai vecchi muri traballanti, che potrebbero costituire un pericolo per la nostra incolumità!!!
!!!!! Dato il grave stato di precarietà in cui si trovano i resti di tutti gli edifici dell'antico sito termale, invitiamo gli amici camminatori, a seguire i tracciati esistenti prestando la massima attenzione e soprattutto, a non addentrarsi in nessuna delle strutture e a non oltrepassare assolutamente le barriere in legno che delimitano le aree soggette a rischio di improvvisi crolli !!!!!
Si racconta infatti, che dopo l'abbandono dei monaci, il piccolo monastero andò inesorabilmente sgretolandosi, tanto che una delle campane, rimasta senza sostegno cadde giù dal campanile. Una volta a terra, avrebbe iniziato la sua rocambolesca discesa, rotolando per tutta la collina, fino a fermarsi nel fondo della valle dove scorre il Radicagnoli. Qui la forza del fragoroso impatto contro le rocce, avrebbe aperto un profondo pozzo che subito il torrente riempì con le sue acque. C'è chi dice che anche oggi, camminando nella vallata, si possono sentire dei cupi rintocchi di campana, sordi e lontani, provenienti dal fondo del pozzo.
(La Centrale “Nuovo Gabbro” è stata tra le centrali geotermiche, la prima in assoluto ad essere telecomandata a distanza). Aggirata la zona della centrale ritroviamo davanti a noi ancora la strada provinciale, che però ignoreremo, imboccando qualche decina di metri prima, in prossimità di un vapordotto sulla nostra sinistra, il sentiero che si trova sotto l'impianto stesso. Lo seguiremo nella breve discesa, per risalire subito e ricongiungersi in un tratto della vecchia strada dei Gabbri, già percorsa all'andata, dove camminando ancora circa 700 metri, ci riporterà al luogo di partenza, mostrandoci ogni tanto la tipica flora delle rocce serpentine.
|