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LA FERROVIA DELLA LIGNITE

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Nel 1553 la famiglia Maffei di Volterra, che possedeva nell’area di Caselli, una vastissima tenuta di oltre 4000 ettari, già nota per le cave di calcedonio, fece eseguire delle approfondite ricerche minerarie. In questo modo venne scoperto un grande giacimento di lignite ritenuto uno tra i più importanti della Toscana Meridionale.

La lignite è un sedimento fossile combustibile di color bruno-nerastro, di origine organica proveniente da foreste risalenti da 20 a 65 milioni di anni fa, che veniva tilizzata fino agli anni 50-60 anche per la produzione di energia elettrica, soprattutto importante per la rinascente industria nella fase post bellica.

L’attività estrattiva della lignite nella zona di Monterufoli, ebbe inizio nel 1863 e conobbe fasi alterne, causa frane, incidenti mortali, nonché passaggi di proprietà e di gestione delle cave stesse. In seguito, nel momento di maggior intensità estrattiva della miniera, venne presa la decisione di costruire una ferrovia per il trasporto del materiale estratto.
Nel 1872 fu così inaugurato un percorso ferroviario a rotaia pesante - scartamento ordinario, che collegava la stazione di Villetta di Monterufoli, dove veniva caricata la lignite estratta e accumulata, alla stazione di Casino di Terra, che facilitava il passaggio del materiale fino a Cecina e quindi verso il porto di Livorno. Il convoglio, di 26 vagoncini era trainato da una locomotiva da 130 cv a trazione vapore, alimentata con la stessa lignite e impiegava circa 1 ora e un quarto per collegare le due stazioni. Lo spettacolare percorso ferroviario era lungo 15 km, di cui 10 seguivano il torrente Sterza e gli altri 5 attraversavano più volte il torrente Ritasso, con 3 spettacolari ponti in muratura di notevole altezza e piccoli passaggi minori.

12 Oggi se ne possono visitare i suggestivi ruderi nel loro affascinante abbandono, a testimoniare con la maestosità lo sforzo tecnico ed economico affrontato per la loro costruzione, che si ritrova anche nello stretto passaggio ferroviario, vicino alla confluenza del Fosso di Malentrata, aperto completamente a colpi di piccone nelle dure rocce che lo circondano.
Dopo altri periodi di alti e bassi, nel 1914 la miniera, già acquistata dai conti Della Gherardesca, ritrovò di nuovo momenti di splendore. Tra il 1924 e il 1928, con la scoperta di un filone di magnesite che si estendeva per centinaia di metri lungo il Fosso degli Scopai e il Fosso di Malentrata, venne ampliata la gamma dei minerali estratti, portando alla produzione di ben 10.000 tonnellate annue di ottima magnesite.
Nel 1925 però le miniere, dopo il verificarsi di alcuni incidenti mortali e per il forte sfruttamento vennero ritenute improduttive e cessarono la loro attività. Anche la ferrovia, lesionata più volte dalle alluvioni dello Sterza, venne smantellata.