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cdg a sughera 001   Nome scientifico: QUERCUS SUBER
  Nome comune: QUERCIA SUGHERA
  Famiglia: Fagaceae
  Fioritura: Aprile-Maggio
  Frutti: settembre Novembre
  Habitat: predilige ambienti caldi moderatamente siccitosi, con terreni acidi. Si trova in macchie o in boschi sempreverdi. Non resiste a basse temperature sotto zero. Diffusa maggiormente in Sardegna, Sicilia e sulla fascia costiera della Toscana Meridionale. Fino a 700m.


Descrizione

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Pianta termofila originaria dell’Africa Nord-Occidentale, naturalizzata e spontaneizzata in gran parte delle aree costiere del bacino del Mediterraneo.

E’ una specie a foglie persistenti alta 15-20m con chioma globosa irregolare, di color verde cupo, leggermente più chiara del leccio.

Il suo tronco sinuoso si biforca in rami contorti, ma la caratteristica principale che contraddistingue la pianta è la sua corteccia, che si presenta grigiastra e suberosa, spugnosa e fessurata dalla quale si ricava il sughero, universalmente noto per la produzione di turaccioli e pannelli isolanti.

Le foglie di questa Quercia sono alterne, simili a quelle del Leccio e persistono sulla pianta per due o tre anni. Sono di colore verde, piuttosto coriacee, brevemente picciolate, di forma ovata sinuosa. Il margine è dentellato, talvolta spinoso o più liscio specialmente nelle piante più vecchie. La parte inferiore è grigiastra, leggermente feltrosa.

Come tutte le Querce, ha infiorescenze maschili in amenti penduli grigio verdastro e femminili all’ascella delle foglie, portati dalla medesima pianta.

Il frutto è la ghianda che matura in autunno, lunga da 2 a poco più di 3 cm, di colore marronastro. E’ protetta per circa 1/3 da una cupola conica squamosa e feltrosa di color grigio-verdastro.

L’apparato radicale della Quercia Sughera è fittonante, supportato da numerose robuste radici che si espandono lateralmente e possono raggiungere profondità insospettabili. Ciò le permette di adattarsi al meglio durante i periodi di siccità.

La vita della pianta può raggiungere i 200-300 anni, ma può diminuire notevolmente negli esemplari che vengono sfruttati per reperire il sughero, come soprattutto in Sardegna, dove nelle vaste sugherete, pascolano suini, pecore e capre. Il sughero forma sul tronco della pianta, una copertura irregolare, spessa e spugnosa di color grigio-marrone detta “sugherone”.

Dopo la sua rimozione, la quercia è in grado di rigenerare col passar degli anni, degli strati di corteccia che formeranno un rivestimento molto più compatto e regolare, con solcature longitudinali fitte e meno profonde, venate di rossastro, che viene chiamato “sughero femmina o sughero gentile”.

L’asportazione degli strati di sughero viene eseguita in cicli che variano da 9 a 12 anni, su elementi che abbiano almeno più di 15 anni di vita, non appena il sughero avrà uno spessore di 5 cm. Questa operazione verrà eseguita con molta perizia, esclusivamente a mano, badando che non vengano incisi gli strati più interni e lascerà scoperto il tronco col caratteristico rosso cupo. Il sughero maschio è di scarso valore commerciale per la sua eccessiva porosità, mentre i l sughero femmina che si verrà a formare, sarà destinato all’industria.

Il sughero è ignifugo e protegge la pianta dagli incendi; è impermeabile ai liquidi e leggero, tanto che può galleggiare. Le sue qualità già conosciute da oltre 2000 anni dai Romani, che lo utilizzavano per i galleggianti delle reti da pesca e per la realizzazione di sandali e altre calzature leggere.

Fino al XV e XVI secolo, quando venne usato principalmente per i tappi, dando inizio alla vera e propria industria del sughero.

Il nome specifico della pianta proviene dalle parole celtiche “Kaer e Quer” e significano “bell’albero”.

La parola “Sughero” invece proviene dal latino “Suberem” e ha il significato di “pelle rugosa”.

                    



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Quercia sughera -- Quercus suber