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cdg-a-cipresso   Nome scientifico: CUPRESSUS SEMPERVIRENS
  Nome comune: CIPRESSO COMUNE
  Famiglia: Cupressaceae
  Fioritura: Febbraio- Maggio
  Habitat: pianta termofila che si adatta a substrati diversi e a terreni piuttosto sassosi, fino a 800m. Può resistere sia alla siccità che alle gelate. Non è presente in alcune aree della Val d’Aosta, Veneto, Calabria, Sicilia.


Descrizione

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Il Cipresso è una specie naturalizzata, presente soprattutto nella nostra regione e in Umbria, in grado di riprodursi anche spontaneamente. Si pensa sia arrivato in epoca antichissima dall’Asia Minore, ancor prima della colonizzazione romana, forse importato dai Fenici o dai Greci e impiantato in Toscana, sicuramente dall’artistica stravaganza degli Etruschi.

Nella storia il Cipresso ha avuto notevole importanza come ornamento, tanto che veniva piantato per abbellire i giardini dei palazzi persiani e le ville della nobiltà ateniese, finché i Romani cominciarono ad usarla per adornare le tombe dei personaggi illustri. Forse per il suo tipico odore di incenso che poteva coprire quello dei cadaveri o forse perché le sue radici sviluppandosi verticalmente, non danneggiavano le tombe, il Cipresso assunse un aspetto funereo, considerato simbolo di mestizia, di meditazione e di raccoglimento. Ma come dicono dalle nostre parti, il Cipresso non 'disgarba' ed ecco che i Toscani hanno imparato a piantarlo proprio nei posti giusti!

Dall’anno 1000 è così comparso nei lussureggianti giardini delle famiglie nobili fiorentine, dietro ogni chiesa, dietro ogni pieve e ogni convento, ma anche lungo i viali, in mezzo ai campi o in cima alle colline di creta; posto sempre a incorniciare il paesaggio, come un monumento della natura!

Con la sua struttura conica il Cipresso può ospitare ogni tipo di uccello, ghiri, scoiattoli, lucertole. La sua chioma è tanto folta e intricata che durante la guerra era un sicuro nascondiglio di oggetti, di armi e perfino di persone.

Il Cipresso è un albero sempreverde piuttosto longevo che può superare i 30 metri di altezza. Densamente ramoso fin dalla base ha un portamento colonnare elegante, con chioma piramidale, affusolata, di color verde scuro. L'apparato radicale della pianta è essenzialmente verticale e può affondare in profondità nel terreno i lunghi fittoni e le radici laterali.

Il tronco è dritto, robusto con corteccia grigio brunastra piuttosto fibrosa, solcata da lunghe fessure longitudinali.

Le foglie sono riunite in piccolissime scaglie squamose triangolari di appena 1 millimetro, addossate l’una all’altra in file opposte. Sono di colore verde molto scuro, munite di ghiandole che secernono una resina profumata.

I fiori maschili e femminili sbocciano sulla stessa pianta. I maschili, posti alla fine dei ramuli, hanno forma ovale (circa 3mm), color giallo brunastro; i femminili appaiono più verdi e riuniti in piccoli grappoli.

I frutti sono coni legnosi rotondeggianti detti “Galbuli” (in Toscana “Coccole”), lunghi fino a 4 cm e formati da squame poliedriche appressate di colore verde. A maturazione avvenuta diventano marronastre e tendono ad aprirsi lasciando cadere una ventina di semini angolosi e alati.

Il legno della pianta molto duro e compatto, veniva utilizzato per la realizzazione di mobili e infissi destinati a resistere ai parassiti e alle intemperie. Anticamente era ricercato per la costruzione di intere flotte navali per la sua resistenza all’acqua.

Sembra che gli antichi Egizi ci costruissero i sarcofagi, ma la mitologia ci racconta che anche le frecce dell’arco di Eros, lo scettro di Zeus, la clava di Ercole, fossero realizzate col legno di Cipresso, simbolo di robustezza e di vita. Così durevole e incorruttibile che anche il Signore, secondo la Genesi, pare avesse ordinato a Noè di costruirci l’arca.

Il Cipresso ci sa sorprendere anche per le sue virtù terapeutiche, tanto che gli antichi medici greci, inviavano i malati nell’isola di Creta dove la pianta era abbondante, ritenuta purificatrice dell’aria.

Oggi in erboristeria vengono usati i giovani germogli per ottenere l’ “Oleum Cupressi” un distillato contro l’asma, le affezioni delle vie respiratorie e sedativo della tosse.

Ritroviamo la pianta del Cipresso raffigurata negli affreschi di Pompei, nelle allegorie degli stucchi imperiali, nelle immagini della pittura di Giotto, Leonardo, Botticelli, Benozzo Gozzoli e Filippo Lippi, come sfondo di ricercate opere pittoriche. Senza tralasciare poeti come Pascoli e Carducci che hanno voluto dedicare a questa pianta, le loro famose odi.

Il suo nome deriva con probabilità da “Cyprus”, l’isola greca in cui la pianta era particolarmente abbondante, o forse ancora dalla leggenda mitologica che narra del giovane Kiparissos. Questi, distrutto dal dolore per aver accidentalmente ucciso con una freccia il suo amico cervo, sul punto di togliersi la vita, venne trasformato in Cipresso dal dio Apollo che si era impietosito.

L’appellativo “Sempervirens” ha il significato di sempreverde.

Purtroppo i nostri meravigliosi Cipressi vengono spesso attaccati e distrutti da parassiti fungini (Seiridium cardinale) o infestati da afidi (Cinaria cupressi), ma noi vogliamo sperare che un’adeguata e tempestiva lotta e una bonifica fisiosanitaria mirata, possano salvare queste piante speciali che rappresentano il paesaggio dell’intera nostra Toscana.

                    



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Cipresso comune -- Cupressus sempervirens