San Michele alle Formiche

anna stefano paolo

8.3 km, 04:09:13

Coordinate punto di partenza: 43°15'11.43"N 10°52'43.33"E   google maps cane-libero estate no
- Percorso il : 28/04/2012 - Tempo impiegato: 04:09:13 h - Tempo in movimento: 03:12:09 h
- Distanza percorsa: 8,67 km - Dislivello tot. In salita: 490 m - Pendenza: med. 10,3% max. 39,0%
Verificato il: 18-09-2022
- NoteCAUSA TAGLIO DEL BOSCO, IL TRATTO DI SENTIERO A MONTE DELLE VECCHIE TERME DI SAN MICHELE, PROVENIENTE DALLA STATALE VICINO ALLA CENTRALE ENEL, E' TUTTORA SEMIRICOPERTO DA SCARTI DI LEGNAME, QUINDI OCCORRERA' PROCEDERE CON CAUTELA!!!
- Difficoltà : E
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Giunti nei pressi di Montecerboli, si potrà parcheggiare la nostra macchina nello spiazzo antistante la piccola pineta che si trova alla base del Poggio della Marruca poco prima dell’ingresso nord del paese. Il nostro percorso avrà inizio proprio da questo slargo, chiamato Croce al Masso,  dove la presenza di una croce metallica ci ricorda l'antica leggenda della 'Carrozza di fuoco'. Al limite della vicina pineta ci accoglie una piccola area attrezzata con la presenza di un piccolo fontanello, là dove una volta sgorgava  la Fonte di Beppone, antico punto di approvvigionamento d'acqua per gli abitanti del paese di Montecerboli, che raggiungevano questo piccolo pianoro ombreggiato per far giocare i loro bambini, per passeggiare o per ritrovarsi in piacevoli occasioni di merende.

 

Da qui imboccheremo la vecchia Strada dei Gabbri, riadattata per la realizzazione del vapordotto che la costeggia e la percorreremo per poco meno di un chilometro, fino alla Provinciale 439, che attraverseremo per entrare nella pineta sottostante.   Continueremo su una vecchia carrareccia, voltando a destra alla prima deviazione che incontriamo, entrando in un bosco di macchia mediterranea. Superato un piccolo corso d'acqua, iniziamo a salire tenendoci sulla destra a una nuova deviazione. Dopo qualche centinaio di metri attraversando un altro piccolo fosso, ci troveremo nel vecchio  percorso di San Michele riportato anche sulle carte turistiche.
Saliamo sulla sinistra lungo un sentiero dritto che ci porterà fino all’ imbocco della galleria di una vecchia miniera di rame (una delle tante della zona), esplorata intorno alla seconda metà del 1800 in seguito riadattata come abbeveratoio per le pecore, anche se oggi appare sommersa dalla vegetazione.
Saliremo ancora fino alla strada poderale che porta verso “Casa Taucci” che percorreremo solo per qualche metro per poi raggiungere sulla dx una ripida salita sassosa, fino a una piccola area attrezzata che ci consentirà una sosta e un meritato riposo.


Imboccando il sentiero a fianco all’area picnic, raggiungeremo il “Poggio di Spartacciano” (469 mt liv.mare) dove si trovano i resti dell'antico eremo di San Michele e da dove si potrà godere di uno splendido panorama su tutta la zona.  (Approf.)  

 

!!!Durante la visita dovremo prestare la massima prudenza, soprattutto nell'avvicinarsi ai vecchi muri traballanti, che potrebbero costituire un pericolo per la nostra incolumità!!!


Dopo aver osservato i pochi resti di mura dell'antico monastero, discenderemo di nuovo fino al piazzaletto, per imboccare il sentiero sulla dx, che ci porta fino a una vecchia strada immersa nel fitto del bosco.  Attraverseremo così tutto il ”Poggio di Spartacciano” lungo il lato est che guarda la strada statale, fino a ritrovare di nuovo il quadrivio da dove siamo entrati nell’anello.   A queso punto  svolteremo verso sinistra, per raggiungere dopo poche centinaia di metri, i ruderi delle “Terme di San Michele”, apprezzato luogo termale fin dal 1500. Ammireremo da lontano l'ormai traballante ponte a tre archi, che sovrasta il passaggio del torrente Radicagnoli, un piccolo corso d'acqua che nel suo tragitto, ci regala un ambiente di straordinaria bellezza, fatto di salti d'acqua, cascate e profondi pozzi, circondati da una rigogliosa vegetazione. (Approf.) 

!!!!! Dato il grave stato di precarietà in cui si trovano i resti di tutti gli edifici dell'antico sito termale, invitiamo gli amici camminatori, a seguire i tracciati esistenti prestando la massima attenzione e soprattutto, a non addentrarsi in nessuna delle strutture e a non oltrepassare assolutamente le barriere in legno che delimitano le aree soggette a rischio di improvvisi crolli !!!


Da questo punto proseguiamo in salita per la vecchia strada di accesso alle terme e dopo poche decine di metri, sarà consigliabile svoltare sulla nostra sx, in un piccolo tracciato che ci porterà in breve tempo verso il “Pozzo della Campana”, un suggestivo salto d'acqua a cui è legata un'altra curiosa leggenda.  

Si racconta infatti, che dopo l'abbandono dei monaci, il sovrastante monastero di San Michele, andò inesorabilmente sgretolandosi, tanto che una delle campane, rimasta senza sostegno cadde giù dal campanile. Una volta a terra, avrebbe iniziato la sua rocambolesca discesa, rotolando per tutta la collina,  fino a fermarsi nel fondo della valle  dove scorre il  Radicagnoli.  Qui la forza del fragoroso impatto contro le rocce, avrebbe aperto un profondo pozzo che subito il torrente riempì con le sue acque.  C'è chi dice che anche oggi, camminando nella vallata, si possono sentire dei cupi rintocchi di campana, sordi e lontani, provenienti dal fondo del pozzo.  


Risaliamo da qui, fino a raggiungere la strada provinciale 439,  che percorreremo per poche decine di metri e dove, deviando sulla sx, raggiungeremo un breve percorso in discesa fino a un'altra suggestiva e meno conosciuta cascata del Radicagnoli, detta il Cascatone,  col suo inaspettato salto d'acqua tra i più alti di tutta la zona. (Ci limiteremo solo a fotografarla da una certa distanza, perché raggiungerla potrebbe essere  pericoloso!)


Torniamo di nuovo sulla strada principale che attraverseremo  in prossimità del “Madonnino dei Gabbri”, una piccola edicola religiosa circondata in primavera da fioriture di cisti e euforbia spinosa che trovano il loro habitat favorevole sulle rocce ofiolitiche che caratterizzano tutta la zona dei Gabbri. Seguiamo la vecchia strada che subito costeggia  uno dei tanti pozzi geotermici, ora utilizzato per la reiniezione di acqua reflua e procediamo ancora avanti fino a una cava di serpentinite, lambendo di lì a poco, sulla nostra dx la centrale geotermica del Gabbro, che con l’imponente struttura del torrione refrigerante,  caratterizza il panorama di tutta la zona.

 (La Centrale “Nuova Gabbro” è stata tra le centrali geotermiche, la prima in assoluto ad essere telecomandata a distanza).

Aggirata la zona della centrale ritroviamo davanti a noi ancora la strada provinciale,  che però ignoreremo, imboccando qualche decina di metri prima, in prossimità di un vapordotto sulla nostra sinistra,  il sentiero che si trova sotto l'impianto stesso. Lo seguiremo nella breve discesa, per  risalire subito e  ricongiungersi in un tratto della vecchia strada dei Gabbri, già percorsa all'andata, dove camminando ancora circa 700 metri, ci riporterà al luogo di partenza, mostrandoci ogni tanto la tipica flora delle rocce serpentine.