L'Acero opalo è una specie piuttosto rara distribuita soprattutto nell'Europa sub-orientale e si presenta come un albero di medie dimensioni, talvolta anche un arbusto, che non oltrepassa i 25 metri di altezza. Il suo apparato radicale si espande tramite radici secondarie in grado di ancorarsi saldamente al terreno.
Il tronco di solito è eretto e ramificato con corteccia liscia e grigia nelle piante più giovani, che tende a fessurarsi in placche negli esemplari adulti.
La chioma è espansa, densa, ampia e rotondeggiante; le foglie portate da lungo picciolo sono opposte, coriacee, larghe fino a 15 cm. Hanno 5 lobi poco incisi, con parte superiore glabra di color verde scuro, mentre l'inferiore può essere leggermente tomentosa. In autunno assumono un bel colore rossastro.
I fiori sono ''ermafroditi'', riuniti in corimbi penduli, con corolla giallo verdastra, portati su lunghi peduncoli.
Il frutto è una disamara con alette divergenti di 2/5 cm.
Il legno dell'Acero opalo, ritenuto assai pregiato per il suo colore chiaro-rosato, può essere usato in lavori di intarsio e liuteria ed era già conosciuto da Greci e Romani che lo utilizzavano per costruire i mobili più eleganti.
Tutte le parti della pianta hanno proprietà medicinali astringenti, rinfrescanti, antinfiammatorie, in grado anche di ridurre la formazione di calcoli biliari e proteggere i vasi sanguigni.
L'etimologia del suo nome potrebbe derivare dalla parola latina 'acer-acris'= punta pungente, probabilmente per l'antico utilizzo del suo legno nella fabbricazione di lance. L'epiteto 'opalus' si riferisce invece al colore delle foglie che ricordano quello perlaceo dell'opale.
Pianta protetta a livello regionale
Fotografata nella Riserva di Castelvecchio.
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