ape3APE DA MIELE

ape alisso ertoloni

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APIS MELLIFERA

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Famiglia: Apidae
Specie: Apis mellifera o mellifica (Linneaus 1758)
Sotto specie: Apis mellifera ligustica (Spinola 1806)

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ape4Le api sono comparse sulla terra circa 20 milioni di anni fa e fin dal paleolitico l’uomo ha capito l’importanza e il valore nutrizionale del  loro miele. Ce lo ricordano alcune pitture rupestri, ritrovate in Spagna nella ‘Grotta del Ragno’ nei pressi di Valencia, che risalgono a circa 9000 anni fa, raffiguranti un uomo arrampicato su una pianta nell’atto di raccogliere favi.

Successivamente nell’età del bronzo, si scoprirono anche le particolarità della cera prodotta dalle api e si cominciò ad utilizzarla per la preparazione di cosmetici e medicinali. Il primo popolo che iniziò ad allevare le api, furono gli Egizi, oltre 2000 anni prima di Cristo, costruendo rudimentali cassette d’argilla che contenevano gli alveari, trasportate da barche lungo il Nilo, per seguire il succedersi delle fioriture.

Dai Greci,  il miele era chiamato ‘nettare degli dei’, considerato alimento benefico, ricco di virtù medicinali, simbolo di rigenerazione dopo la morte.

Solo nel secolo XVIII° si capì l’importante ruolo delle api nell’impollinazione delle piante, finché a metà 1800, un apicoltore americano ebbe l’idea di ‘incorniciare’  i favi in appositi telai di legno, facilmente estraibili dall’arnia, dando vita alla moderna apicoltura.

apicoltore 010Nel mondo si conoscono circa 20.000 specie differenti di api, tra cui quelle comuni con una decine di sottofamiglie. In Italia la più diffusa è l’autoctona  ‘Apis mellifera’ i cui antenati sono sopravvissuti alle ultime glaciazioni, ma sono presenti anche: l’Ape nera, limitata alle zone del nord e del centro Italia, l’Ape carnica e l’Ape sicula.

Laboriosissimi  e pacifici insetti, le api fanno parte di una società strutturata secondo precise gerarchie che consentono loro di organizzarsi in comunità, perciò di essere facilmente allevate dall’uomo per ottenere miele, cera, polline e propoli. Svolgono soprattutto un ruolo fondamentale per l’impollinazione di circa il 60% delle piante esistenti e, trasportando il polline dalle antere allo stigma dei fiori visitati, donano al mondo la vita, in cambio di un poco di nettare.

apicoltore 009ape4DESCRIZIONE

Il corpo delle api è suddiviso in 3 segmenti: capo, torace e addome. Il capo di forma triangolare, mostra due mobilissime antenne nere, che servono come organi tattili, olfattivi, gustativi e termici. Agli angoli laterali della testa ci sono 2 grandi occhi composti, sporgenti, arrotondati, scuri, formati a loro volta da tanti piccolissimi occhi che permettono all’ape di vedere in ogni direzione.  Si pensa che le api siano in grado di percepire e distinguere alcune categorie di colori tra cui il giallo, l’arancio, il  blu, il verde e il viola e una miscela di colore ‘ultravioletto’, ma non sappiano riconoscere il rosso. Nella parte inferiore del capo  si trova l’apparato boccale, con una struttura fornita di  una ‘ligula’(solo nelle api operaie), che si srotola come una piccola proboscide tubolare e  pelosa per succhiare sostanze liquide. Tramite la faringe vengono mescolate al secreto delle ghiandole salivari e subendo l’azione degli enzimi contenuti nella saliva, modificano il nettare in miele. 

Le mandibole, alla base della bocca sono a forma di pinza, con la funzione di aprire il fiore per raccoglierne il polline e lavorare la cera durante la costruzione dei favi. L’ape non respira attraverso l’apparato boccale, ma tramite dei forellini posti sull’addome detti ‘stigmi’ che conducono l’aria ispirata fino ai ‘sacchi aerei’, come una specie di polmoni.

La parte centrale del torace è il punto di ancoraggio delle 3 coppie di zampe, nonché delle 2 serie di ali. Ogni paio di zampe, rivestite di peli sensoriali, ha funzioni diverse. Le anteriori hanno un incavo interno che serve alla pulizia delle antenne dal polline e dalla polvere; le zampe di mezzo hanno una piccola escrescenza a forma di aculeo utile a staccare il polline dalle zampe posteriori, infatti, il terzo paio di zampette, quelle posteriori,  hanno una conformazione particolare a tasca per l’accumulo e il trasporto del polline fino all’alveare.

Le api sono fornite di due serie di ali che appaiono sottili, membranose, rafforzate da nervature. Le anteriori sono molto più grandi delle posteriori e lavorano insieme durante i lunghi voli per sostenere carichi pesanti.

L’addome è di colore castano a righe orizzontali dorate ricoperto da una peluria fittissima che nelle api operaie ospita sia le ghiandole della cera, quelle odorifere e il pungiglione,  presente anche nella regina. Il pungiglione è posto nella parte finale dell’addome ed è costituito da un piccolo arpione seghettato che viene utilizzato solo in caso di difesa, in quanto durante la puntura, rimane incastrato nei tessuti della vittima, insieme alla parte delle viscere e ciò porta l’ape alla morte. Il veleno è prodotto da 2 ghiandole che lo secernono dalla sacca velenifera.

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ape4HABITAT – VITA NELL’ALVEARE

Allo stato selvatico le api vivono nel cavo degli alberi, tra le rocce o tra gli anfratti  dei muri  di vecchi  edifici. Quando invece vengono allevate, si raccolgono in colonie negli alveari preparati dall’apicoltore, che in cambio dei loro prodotti, offre alle api una casa e costanti cure per garantirne la sopravvivenza. Ogni colonia, durante le stagioni più calde, è composta da 50/60.000 api e comprende la regina, i fuchi e le api operaie.

ape reginaape4L’ape regina è l’unica femmina fertile, la più grande di tutte le altre api, riconoscibile nell’alveare per il suo addome lungo e lucente di circa 2cm, più sviluppato rispetto alle altre api. Le ali invece sono più piccole e corte perché serviranno solo al momento della sciamatura. Nasce dalle uova deposte nelle celle reali e per tutta la durata dello stadio larvale viene alimentata con pappa reale.  Il suo compito è solo quello della deposizione delle uova (fino a 2000 al giorno) e può vivere  in media 4/5 anni.

 fucoape4Il fuco è il maschio che ha il compito di fecondare la regina; non possiede pungiglione ed è più lungo e più tozzo delle operaie (circa 15mm), vive in media solo 50giorni. Ha occhi piuttosto grandi e antenne sofisticate, sensibili agli odori, ma non è strutturalmente adatto a succhiare il nettare e a raccogliere polline, perciò deve essere mantenuto dalle operaie e non ha nessuna mansione nell’alveare, a parte l’importante compito di fecondare la regina. Il numero dei fuchi presenti nell’alveare può raggiungere qualche centinaio.          
api operaie 006ape4Le api operaie sono femmine sterili, estremamente versatili nel compiere tutti i lavori che servono nell’alveare.  Sono lunghe circa 12-13mm e vivono in media poco meno di 50 giorni in estate e 4-5 mesi nelle stagioni più fredde.  Durante la loro vita, le api operaie, cambiano più volte mansione nella gestione della comunità dell’alveare. Come ancelle e nutrici premurose, possono accudire l’ape regina, oppure nutrire le larve con nettare o pappa reale, badando di tenere pulite tutte le celle dell’alveare e trasportando fuori i rifiuti o ricoprendoli di propoli. Sanno trasformare il nettare in miele, immagazzinandolo nelle celle dei favi che altre api operaie hanno costruito formando impalcature aeree con i loro corpi. Quando la temperatura interna dell’alveare non raggiunge, o supera i 35°, intervengono le api ventilatrici, per creare flussi d’aria calda con rapidi movimenti dei muscoli, o aria fresca ventilando con le ali, favorendo anche la maturazione del miele. Le api guardiane invece, si posizionano all’ingresso dell’alveare come sentinelle e infine le bottinatrici che raccolgono polline, nettare e acqua, allontanandosi dall’alveare nel raggio di circa tre km.   

ape4I FAVI

Il favo è formato da tante cellette esagonali fatte di cera elaborata dalle speciali ghiandole che si trovano nell’addome delle api. Ogni cella, per evitare la fuoriuscita api operaie 007delle uova,  delle larve e del miele viene coperta  con un sottile strato di cera detto ‘opercolo’ . Nell’apicoltura tradizionale la vita dell’alveare si svolge tutta sui favi, disposti nell’arnia. Questa è costituita da un corpo mobile, di solito in legno, a forma rettangolare o quadrata, con  fessura anteriore, ricoperta in alto da un tetto. I favi ospitati al suo interno sono mobili  affinché possano essere estratti senza danno per gli stessi e per le api. Sono disposti in senso verticale, paralleli l’uno all’altro, distanti tra loro il giusto spazio che permetta il passaggio di 2 api. La covata si trova nella parte centrale del favo, mentre il miele e il polline trovano posto nelle zone superiori e laterali. Quando i favi sono colmi vengono prelevati e svuotati dall’apicoltore.

 
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ape4ACCOPPIAMENTO E RIPRODUZIONE

Durante la bella stagione i fuchi escono dall’alveare in cerca della regina, radunandosi in grosse nubi a forma conica, dove avverrà l’accoppiamento. I luoghi prescelti possono essere distanti dall’alveare anche diversi km. La regina si esibisce nel suo volo nuziale compiendo dei voli circolari e salendo in alto seguita dai maschi. Potrà accoppiarsi anche con più maschi in un unico volo,  provenienti anche da altri alveari; poi non si accoppierà più per il resto della sua vita. Dopo l’accoppiamento il fuco muore e la regina, una volta rientrata, introducendo l’addome nella celletta, inizierà a deporre le uova, che in un giorno potranno arrivare ad oltre un migliaio.

Dopo 3 giorni l’uovo si schiuderà dando vita a una piccola larva accudita dalle api operaie. Inizialmente tutte le larve sono nutrite con pappa reale dal 3° al 6°giorno, secreta dalle ghiandole ipofaringee e mandibolari delle api nutrici, in seguito tra il sesto e l’ottavo giorno, le larve che diventeranno operaie e fuchi, verranno nutrite solo con polline e miele. Al nono giorno dalla deposizione dell’uovo, la larva sarà matura e la sua celletta sarà sigillata con gli ‘opercoli’ di cera. Dal decimo giorno la larva sarà pronta per una nuova muta e il suo corpo inizierà una metamorfosi per trasformarsi  in quello di un’ape adulta. La pelle delle larve lacerandosi scoprirà la pupa, che al 20° giorno se ne libererà sfregandosi contro le pareti della cella.  Al 21° la giovane ape aprirà l’opercolo con le mandibole uscendo dalla cella e col suo ‘sfarfallamento’ sarà pronta ad iniziare la sua nuova vita al servizio della colonia.

 

ape4SCIAMATURA

La moltiplicazione della società delle api avviene mediante la ‘sciamatura’, un fenomeno che fa parte del ciclo vitale delle api, che avviene nella  comunità in cui nasce sciameuna nuova regina. Sarà la vecchia regina  a lasciare l’alveare con un folto numero di api operaie, che si fermeranno in maniera temporanea attaccate a qualche ramo, mentre le api esploratrici voleranno alla ricerca di una zona adatta dove costruire i nuovi favi.  In un alveare si possono captare dei segnali poco prima che inizi la fase della sciamatura, in quanto le api bottinatrici rallenteranno la raccolta di nettare e polline e spesso si ammucchiano in grappoli all’esterno dell’arnia, mentre le esploratrici invece, vanno alla ricerca di un nuovo posto dove insediarsi. Le api operaie che si apprestano a sciamare, iniziano a consumare scorte di miele, immagazzinandolo nelle borse melarie per il fabbisogno del nuovo alveare. Le api addette ad accudire la regina, smettono di nutrirla, facendole perdere peso e volume ed essere in grado di volare. La regina una volta preso il volo, sarà seguita da circa il 70% delle api; lo sciame inizierà il volo emanando un feromone chiamato ‘Nasonov’ che serve a tenerle unite. Si dice che la regina, poco prima di apprestarsi alla sciamatura si esibisca in un canto, fatto di alcuni sibili.

apicoltore 011La procedura di recupero degli sciami che rimarranno aggrappati ai rami di alberi non più di 24/48 ore, sarà piuttosto semplice, da parte dell’apicoltore. Basterà posizionare sotto lo sciame, un’arnia di dimensioni ridotte e scrollare lo sciame dal supporto in cui è aggrappato. Naturalmente dotandosi di una tuta, possibilmente di colore bianco o giallo, di una maschera per proteggere il viso e di un affumicatore, anche se le api che sciamano sono piuttosto mansuete, perché piene di miele che impedisce loro di inarcare l’addome e far fuoriuscire il pungiglione.

 

ape4CURIOSITA’: la danza delle api

Viene chiamata ‘danza delle api’ l’affascinante particolare comportamento delle api esploratrici, come strumento di comunicazione per indicare dove reperire il cibo. Un linguaggio complesso ma efficace, fatto di particolari movimenti codificati con lo scopo di dare informazioni  alle altre bottinatrici circa la direzione, la distanza e la qualità della risorsa; un fenomeno che venne  studiato nel 1965 dall’austriaco Karl Von Frisch, nobel  per la medicina e la fisiologia nel 1973. Le api, che non smettono mai di stupirci, comunicano le loro informazioni,  mediante una danza ‘scodinzolante’ fatta di vibrazioni ed espressa con specifici movimenti a cerchio o a forma di otto, disegnati  con il corpo, sulle lamine dei pannelli verticali dell’alveare. Ogni piccolo movimento può indicare la distanza in base all’angolazione del sole, e la direzione appropriata. Tanto più ristretti saranno i cerchi della danza e più rapide le vibrazioni, tanto più il cibo sarà vicino, quando i cerchi diventeranno ampi e intersecati la direzione da seguire sarà più elaborata e porterà più lontano.

 

ape4PERICOLI

I nemici naturali di un alveare possono essere i topi di campagna, i ricci e  gli uccelli come usignoli, rondini, averle, falchi e gruccioni che si cibano di api. Rettili e anfibi che si nutrono di api malate,  o cadute al suolo. Alcuni lepidotteri e coleotteri che si introducono all’interno dell’alveare e si nutrono di miele, come alcuni mammiferi: tasso, volpe e orso (dove diffuso), che possono attaccare l’alveare per recuperare il cibo. Sicuramente i più dannosi sono gli acari e i parassiti che tendono ad  annidarsi nelle larve o nell’apparato respiratorio delle api stesse, come la ‘verroa’, la ‘acariosi’, la ‘peste europea e americana’ e il ‘mal di maggio’.

Piccole, laboriose, preziose amiche, oltre a donarci miele, cera, pappa reale, propoli e polline,  contribuiscono alla vita del nostro pianeta. Da questi insetti impollinatori ‘pronubi’ dipende la maggior parte della riproduzione delle piante e il mantenimento della biodiversità vegetale.  Ma le api sono continuamente soggette a pressioni ambientali che condizionano il loro sviluppo e, tra tutte le minacce, quella  più insidiosa deriva dalla scelleratezza dell’ uomo. L’uso indiscriminato di agrofarmaci e pesticidi  che avvelenano  la nostra agricoltura, diminuiscono le popolazioni  delle colonie di api e ne fanno accrescere  la mortalità, a cui si aggiungono i fenomeni di inquinamento ambientale, la diffusione di monocolture e il disboscamento sregolato.

ape5Per fortuna molti apicoltori si prodigano con consapevolezza per una corretta conservazione del territorio e dell’ambiente, perciò occorre evidenziare che l’importante ruolo di un’apicoltura praticata con conoscenza e attenzione inciderà in maniera considerevole sulla salute e sulla sopravvivenza delle api, dell’ambiente e del nostro stesso pianeta.