Informazioni generali
I fenomeni idrotermali tardivi legati all’evoluzione dell’Appennino hanno generato, nell’area della Val di Cecina e delle Colline Livornesi, importanti depositi di “magnesite” e di “pietre silicee” all’interno delle rocce ofiolitiche La Magnesite è un importante minerale dal quale ricavare mattoni refrattari utilizzati per il rivestimento di fornaci e altiforni, nonché per la preparazioni di medicinali. La magnesite toscana è bianca, tenacissima e forma filoni di spessore variabile fra 40 e 150 cm, estesi anche per centinaia di metri. Spesso è associata a dolomite verde e ai minerali della silice (calcedonio, opale, ecc). A partire dal 1924, la magnesite è stata estratta in numerose località toscana: Castiglioncello e Isola d’Elba (LI), Colle Val d’Elsa (SI), San Dalmazio e Monterufoli presso il Fosso di Malentrata (PI). In quest’ultima località, fra il 1924 e il 1928 si produssero ben 10 mila tonnellate annue di magnesite, con l’impiego di 150 operai. Alla fine degli anni ‘940, a causa delle impurezze di silice presenti nella magnesite, i lavori minerari furono abbandonati. Il minerale è un carbonato di magnesio di formula MgCO3, cristallizzato nella classe ditrigonale scalenoedrica del sistema trigonale. La magnesite è isomorfa con la calcite: il magnesio può essere inoltre sostituito dal ferro bivalente e in minor quantità dal cobalto. Si presenta raramente in cristalli isolati, con abito prismatico o romboedrico, incolori e trasparenti, o colorati in giallo bruno o in grigio se impuri; è abbondante in masse compatte microcristalline. I cristalli hanno sfaldatura netta secondo le facce del romboedro; l'emissione di luce verde-azzurra da parte di alcuni cristalli di magnesite esposti a raggi ultravioletti è dovuta alla presenza in tracce di elementi a peso atomico elevato, come manganese o terre rare; spesso la luminescenza si presenta anche solo per sfregamento o percussione (fenomeno della triboluminescenza). La magnesite si forma per alterazione di rocce oliviniche, per processi metasomatici in rocce calcareo-dolomitiche; può avere anche origine metamorfica (si trova in questo caso entro talcoscisti e fluoritoscisti) o precipitare da soluzioni magnesiache. La magnesite riveste notevole interesse economico: costituisce infatti il materiale di partenza per l'estrazione del magnesio; per calcinazione dà l'ossido di magnesio, che serve per la preparazione di materiali refrattari.
Giacimenti di magnesite, di grande importanza si trovano in diverse località degli Stati Uniti (California, Nevada), in Svezia, in Norvegia, in Austria (Stiria), negli Urali, ecc. In Italia piccoli giacimenti si hanno in Piemonte (Baldissero Canavese, Castellamonte, Prali), in Lombardia (nella Val Malenco) e in Toscana (Castiglioncello, Campolecciano, Monterufoli, Querceto e nell'isola d'Elba a S. Pietro e S. Ilario)
Curiosità
Negli anni cinquanta, lo statunitense John Gill introdusse alcune tecniche fondamentali nell'arrampicata libera e l'uso della magnesite per favorire la presa. Non a caso l'arrampicata libera si diffuse negli Stati Uniti: l'abbondanza di pareti di granito offrì la possibilità di scalate su vie dotate di appigli solidi. Il caso del carbonato di magnesio è l'esempio perfetto di come sia molto più semplice praticare arrampicate facendo sparire il sudore dai palmi delle mani. Eliminando l'umidità, si favorisce la frizione e pertanto, scalare è sicuramente più semplice e sicuro, poiché la magnesite ha la proprietà di eliminare l’ umidità dalle mani.
La Magnesite nella Val di Cecina
Miniera di “ Fosso Malentrata”
La Riserva Naturale di Monterufoli, nei pressi delle colline esposte a nord del Botro di Monte Limpresso (piccolo affluente del Ritasso), è dominata da enormi masse di rocce ofiolitiche con affioramenti di serpentiniti alterate, attraversate da un sistema di filoni di magnesite. In quest’area mineralizzata, che si estendeva per 400 metri costeggiando la sponda di destra del Fosso Malentrata, nel 1924 vennero scoperti 14 filoni verticali, con spessore da 1 a 4 metri, di ottima magnesite. Il materiale si presentava in noduli e in blocchi dalla colorazione bianco-giallastra, talvolta inglobata nella miemite e si componeva al 94% di Carbonato di Magnesio, per il 4% di Carbonato di Calcio e circa per l’1% di silice e ferro. Composizione ideale per la confezione di mattoni refrattari per gli alti forni delle industrie siderurgiche. I lavori di ricerca, escavazioni e trasporto del materiale, vennero eseguiti dalla Ditta Lavelli, che dava occupazione a 150 operai per una produzione di 10.000 tonnellate di minerale in un anno. Fu necessario sistemare dei piani inclinati per trasportare più agevolmente il prodotto estratto fino alla piccola ferrovia “Decauville”, che a sua volta si collegava alla ferrovia privata di Monterufoli, già utilizzata per il trasporto della lignite estratta nelle miniere della zona. Purtroppo nel 1928, con la concorrenza del minerale meno costoso proveniente dall’estero, i lavori della Miniera di Malentrata, vennero sospesi, per riprendere successivamente nel 1936, con l’acquisto della tenuta, da parte del Conte Ugolino della Gherardesca. Vennero riattivate ricerche minerarie e furono scavate nuove gallerie, ciò nonostante, i filoni di magnesite si stavano esaurendo, dando un prodotto di qualità inferiore e meno vantaggioso di quello che veniva importato soprattutto dalla Grecia. Nel 1948, i lavori minerari di Malentrata, vennero definitivamente cessati.
Miniera di San Dalmazio
Altro piccolo deposito di Magnesite della Val di Cecina, coltivato dal 1924 al 1928 dalla stessa Ditta Lavelli, si trovava in prossimità del paese di San Dalmazio. Nel giacimento, all’interno di una massa di Eufodite, a contatto tra Serpentiniti e Gabbro, a seguito di alterazione carbonatica, si potevano osservare piccoli cristalli di Quarzo, di Calcedonio e di Magnesite che in seguito venne estratta. I lavori minerari, iniziati nel 1924, cessarono dopo 4 anni per essere ripresi, in una seconda fase nel 1948 fino al 1950 dalla ditta Desideri e Saveri di Colle Val d’Elsa, col supporto di 23 operai della zona.
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