L’Acero campestre è un alberello a fogliame deciduo che può raggiungere i 20 m di altezza, ma che spesso si può trovare anche in forma arbustiva. Il suo tronco è sinuoso, contorto e ramificato. La corteccia è di colore giallastro negli esemplari più giovani e diventando più scura con l’età, tende a fessurarsi in placche reticolate. La pianta non è molto longeva e raramente supera i 100 anni. L’apparato radicale dell’acero campestre è assai profondo, robusto e ramificato. La chioma appare globosa, densa, color verde carico.
Le foglie hanno lamina spessa, di forma palmata, solitamente con 5 lobi ottusi e profondi; portate su un lungo picciolo che se staccato secerne latte. Sono larghe circa 6/8 cm, color verde scuro lucido nella parte superiore e leggermente più chiare e pelose in quella inferiore. In autunno assumono la bella e tipica colorazione giallo-rossastra.
I fiori, che spuntano contemporaneamente alle foglie, sono piccoli e verdastri, riuniti in infiorescenze a grappolo che possono portare fiori unisessuali o ermafroditi. Hanno piccoli calici con 5 sepali e 5 petali molto simili. All’interno della corolla spiccano stami e antere giallastre.
I frutti sono ‘disamare’ con alette opposte divergenti a 180° lunghe 5/6 cm, prima rossastre, poi giallo brune a maturazione.
In passato l’Acero campestre era utilizzato per consolidare i terreni franosi, ma soprattutto serviva come tutore nelle vigne, che in Toscana venivano chiamate ‘Viti a Chioppo’. Anche le foglie trovavano utilizzo come foraggio e il suo legno chiaro e duro, era utilizzato per piccoli oggetti o come ottimo combustibile.
Anticamente erano attribuite all’Acero campestre propietà magiche contro gli spiriti e le streghe e veniva impiegato per curare il ‘fuoco di Sant’Antonio' (Erpes Zoster).
Soprattutto ricercato per la costruzione di strumenti musicali, fu il grande liutaio Antonio Stradivari (1644-1737), che per primo usò un ponte di legno di acero per sostenere le corde dei suoi famosi e pregiati violini.
L’etimologia della parola acero proviene dal latino ‘Acer-acris’ che significa ‘a punta’, forse perché col suo legno, in antichità venivano fabbricate lance; ‘campestre’ si riferisce all’ambiente dove vive la pianta.
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