Prende il suo nome dall’omonima “Tenuta di Monterufoli” e la sua storia comincia quando, nel 1913 i Conti della Gherardesca acquistano questa tenuta, all’interno della quale già esistevano mandrie numerose di piccoli cavalli di derivazione Selvena. I Gherardesca dedicarono particolare cura allo sviluppo e alla selezione di questa razza aumentando il numero delle fattrici e prelevando gli stalloni più appropriati, sia dalla stessa mandria sia selezionando esemplari di cavalli Arabi e Maremmani e di preferenza Tolfetani, di taglia più ridotta. L’utilizzo di questo cavallino, si diffuse ben presto in larga parte della Toscana e soprattutto nelle province di Pisa, Livorno e Grosseto.
Ma a metà secolo, con lo spezzettarsi della stessa tenuta, la razza rischiò la completa estinzione, evitata solo grazie alla costanza di alcuni allevatori, appassionati del piccolo quadrupede. Il periodo più favorevole alla sua diffusione fu tra gli anni ’30 e ’60, quando veniva prevalentemente utilizzato per tirare carrozze e attrezzature agricole o per piccoli lavori di campagna. Per la sua particolare resistenza fisica veniva impiegato negli spostamenti dei fattori, dei medici condotti, degli ortolani e dei commercianti, nonché utilizzato come cavallo da sella e da soma. Adatto alle zone collinari e boschive, aiutava i boscaioli nel trasportare la legna, perfettamente a suo agio negli stretti sentieri e i percorsi impervi della Macchia Mediterranea.
Ma verso gli anni ’60, i radicali cambiamenti verificatisi nelle aziende agricole, con l’arrivo delle macchine e la tecnologia dei mezzi, non hanno più giustificato l’utilizzo di questo cavallino, che è andato pian piano a diminuire nel numero degli esemplari, non essendo più necessario nella vita quotidiana.
Il “Monterufolino”, più piccolo di un normale cavallo, viene considerato un pony. E’ alto poco meno di un metro e mezzo, ma molto longevo. I suoi caratteri tipici sottolineano la conformazione della testa un po’ più lunga su un collo piuttosto minuscolo, relativamente corto e muscoloso, con spalla dritta e dorso largo e massiccio, ma nell’insieme il suo aspetto è molto armonico. Gli arti robusti e muscolosi hanno forti articolazioni e gli zoccoli sono tanto compatti e resistenti, che talvolta in passato non venivano nemmeno ferrati. Il mantello può essere baio scuro o morello, con criniera folta. Il pelo, piuttosto spesso e ruvido tende a infoltirsi nei periodi freddi.
Il temperamento di questo cavallino è vivace, ma una volta domato è molto versatile, docile ed obbediente, caratteristiche che lo rendono adatto all’ippoterapia e all’equitazione dei più giovani. A Pomarance, nel 2008 si è costituita “L’Associazione Cavallino di Monterufoli” che ha sede nella zona di San Piero, presso il Centro Ippico di Santa Barbara, con lo scopo di addestrare e far conoscere questa razza negli appuntamenti di importanti fiere e mostre equine. Nel 2011 il Comune di Pomarance ha adottato l’ultimo gruppo di fattrici che vivevano allo stato brado nella Foresta di Monterufoli. La collaborazione con l’Associazione Pomarance Allevatori, con il Corpo Forestale dello Stato, con la Comunità Montana e il supporto di alcuni privati, ha soprattutto lo scopo di valorizzare e salvare questa razza, altrimenti in pericolo di estinzione.