cdg f barba di becco 001   Nome scientifico: TRAGOPOGON PORRIFOLIUS 
  Nome comune: BARBA DI BECCO
  Famiglia: Asteraceae
  Fioritura: Giugno-Luglio
  Habitat: Luoghi aridi e incolti, non scarsi di nutrienti. Non è presente nell'Italia Settentrionale (Arco Alpino ed Emilia Romagna) Da 0 a 1000 metri.


Descrizione

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Pianta erbacea annuale o biennale  con portamento eretto, slanciato che può raggiungere un'altezza di oltre mezzo metro.  Ha robuste radici a fittone legnose e dritte che si sviluppano solo in senso verticale.

 

Il fusto è eretto poco ramificato, glabro, talvolta ricoperto di una peluria lanosa. Produce un lattice biancastro se viene tagliato. 

 

Le foglie basali sono lineari, allungate, con margine ondulato, lunghe fino a 15 cm e larghe circa 5, di colore verde bluastro, prevalentemente glabre. Quelle che si trovano lungo il fusto, sono più piccole e abbraccianti.

 

L'infiorescenza è un capolino solitario, di 5-7cm di diametro portato da piccoli steli che si dipartono dai segmenti del gambo. Il fiore, grande e appariscente formato da sole ligule di un bellissimo colore cangiante con riflessi metallici, che varia dal porporino scuro, al chiaro, fino al bianco.  E' avvolto da 8-9 brattee involucrali strette e appuntite, lunghe anche oltre  il doppio delle ligule stesse, che gli conferiscono l'aspetto di una stella. Al centro si trovano numerosi stami e antere giallastre. Il fiore tende a chiudersi nelle prime ore del pomeriggio.

 

La tipica infruttescenza è racchiusa dalle squame che aprendosi, fanno comparire a maturazione, una grande sfera piumosa formata da acheni scuri con pappo.

 

La pianta ha proprietà depurative, diuretiche, espettoranti. La sua lunga radice, ricca di 'inulina' può essere utilizzata per produrre dolcificanti per i diabetici.

Le rosette basali, quando sono ancora tenere, si possono utilizzare in insalate o in alcune preparazioni miste ad altre erbe spontanee. La radice può essere preparata con le stesse ricette delle rape e delle carote.

 

Il suo nome scientifico deriva dalle parole greche: 'tragòn=capra e pogòn=barba' e già Discoride descriveva la pianta con questo nome. L'epiteto 'porrifolius' significa invece che le sue foglie sono simili a quelle del porro selvatico. 

                    



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Barba di becco -- Tragopogon porrifolius