Libbiano: la Valle dell’Adio e le antiche zolfare
Coordinate punto di partenza
43°16'59.09"N 10°48'33.74"E
DESCRIZIONE
Una nuova escursione che ci permetterà di scoprire ancora tante curiosità nei dintorni della vallata dell’Adio, un caratteristico torrente, che lambisce in parte la Riserva di Monterufoli e che separa i picchi rocciosi dove sorgono i borghi di Micciano e Libbiano.
Il nostro consueto anello inizierà nei pressi del borgo di Libbiano, da dove proseguiremo subito percorrendo un tratto della strada comunale in direzione di Pomarance. Dopo circa 1 km di strada asfaltata, devieremo su un sentiero che si apre tra il bosco sulla nostra dx e che, in costante discesa, ci farà ritrovare di nuovo la comunale, evitando così, punti meno interessanti e privi di panorami. Quasi al termine della nostra scorciatoia, avremo modo di vedere anche un’antica fonte e un’area interessata da una piccola putizza, che si trovano poco prima di ricongiungerci alla strada asfaltata, che imboccheremo di nuovo in discesa, verso dx.
Affacciati sui panorami della bella campagna della vallata del Trossa, proseguiamo il nostro cammino, lambendo l’antica ‘Fattoria di Libbiano’, oggi sede di un’azienda agricola e di un agriturismo, fino a raggiungere sul lato sx della strada, la zolfara di ‘Chiuse di Soppresso’. Naturalmente prima di proseguire, ci porteremo nella collinetta dove una volta erano presenti affioramenti di zolfo in croste, aragonite in cristalli aciculari e dolomite, segnalate anche durante la visita del naturalista Targioni Tozzetti, nel 1742.
Ancora avanti sulla comoda via in discesa, mentre sul fianco sx della collina si affacciano ogni tanto, tratti del borgo di Libbiano, finché dominati dalla mole della rupe del ‘Pinzo’, volteremo in prossimità di una curva, su una vecchia stradina sterrata a sx, in direzione dei ruderi del podere ‘Rivivo’. Abbandoniamo quindi l’asfaltata per continuare affiancando un vasto prato recintato, dove talvolta sono presenti bovini al pascolo.
Troveremo poi un varco nella rete che ci farà proseguire sempre a dx sul nostro percorso, da questo punto meno definito, ma ugualmente ben percorribile. Attratti da un piccolo laghetto naturale pieno di rane e piante acquatiche, ci dirigiamo ancora sulla dx, iniziando a discendere incuriositi da alcune piante di Stramonio rosa e tante varietà di bacche autunnali, che ci accompagneranno per tutto il tragitto.
Scendiamo ancora immersi nel bosco, fino a scorgere un punto di affaccio, che verso dx si apre di nuovo sulle rocce della vallata dell’Adio e sulla rupe di Micciano, dove ci fermeremo qualche minuto, prima di continuare. Arriveremo quindi in una vasta apertura, che ci mostra lo stesso bellissimo panorama, ancora più da vicino, dove proseguiremo per un breve tratto di sentiero tracciato al margine del campo. Superato questo punto cominceremo a salire, ritrovando la nostra strada immersa nel bosco che seguiremo costantemente, fino a giungere nei pressi del podere ‘Landuccia’, preceduto sulla sx, da una lecceta e da una sorgente.
A questo punto, ignorando sulla sx il cancello (dove inizierà il nostro viaggio di ritorno), proseguiremo a dritto seguendo la strada che salendo per un breve tratto, costeggia degli antichi ruderi, fino a voltare a dx e proseguire per la ‘Zolfara’ e di seguito verso la confluenza dell’Adio col ‘Fosso Cupo’, due importanti mete del nostro percorso.
Cenni riguardanti i ruderi degli antichi edifici di ‘Landuccia’’, sono riportati in alcuni documenti risalenti al periodo medievale e in alcune carte del 1500 conservate negli archivi volterrani. Ma la caratteristica forma a torre e alcuni particolari costruttivi rimasti ancora visibili, fanno ipotizzare un’origine dell’edificio, ancor più lontana databile tra il 1200 e il 1400, quando oltre ad ospitare i contadini, questo tipo di costruzioni rappresentavano anche avamposti difensivi dei signori della zona.
Sempre immersi in un piacevole bosco, dove ogni tanto sembra far capolino la collina di Micciano, continuiamo con vari sali-scendi per circa 1 km, fino a raggiungere il punto in cui, osservando tra gli arbusti sulla dx, si potrà intravedere il bianco della zolfara col suo caratteristico odore. Dovremmo comunque fare attenzione, nel discendere il brevissimo tratto per poterla raggiungere, senza doversi affidare alle precarie corde presenti, legate agli alberi in maniera instabile e poco affidabile.
La zolfara di Libbiano si trova nell’incrocio di faglie alla confluenza del Fosso Cupo col torrente Adio e rappresenta il risultato di intensi fenomeni di alterazione, prodotti sulle rocce dal passaggio di fluidi idrotermali e emanazioni gassose, che hanno determinato su gran parte della superficie interessata, la deposizione di terrosi e pulvirulenti crostoni di zolfo giallo. Era ritenuta uno dei maggiori esempi di quei rari depositi superficiali, che dal medioevo fino al XVII secolo, costituirono una cospicua fonte di ricchezza. Lo zolfo trovò utilizzo per molti secoli nella farmacopea per cura delle malattie respiratorie e della pelle; nell’industria tessile per sbiancare la lana o per la preparazione dei tessuti alla tintura; usato anche come componente della polvere da sparo. (tratto da Tesori Sepolti-Marrucci e Nannoni)
Una volta arrivati sulla piccola collina ammireremo da vicino le mille sfumature che appaiono tra le scorie biancastre e soprattutto spazieremo con lo sguardo sui panorami del ‘Vallon Cupo’ e del ‘Ladio’ come venivano descritti in passato dal Repetti, fino a scorgere di fronte, in lontananza, la zona di uno dei siti mineralogici più importanti della regione, detta ‘Sorgente sulfurea’ una grande putizza vicino al borgo di Micciano, che si estende per circa 200 m.
L’area della Sorgente sulfurea, viene considerata una delle località più importanti dell’Alta Val di Cecina, per la presenza e la rarità di oltre una ventina di specie mineralogiche di interesse collezionistico. E’ caratterizzata da manifestazioni idrotermali gassose con esalazioni di idrogeno solforato e anidride carbonica, in parte non più in atto, che hanno determinato fenomeni di silicizzazione e deposizione di concrezioni di zolfo.
Approfittando dell’ambiente così invitante ci soffermiamo per il consueto spuntino e ripartire poco dopo risalendo tutto il sentiero fino all’incrocio con la strada che ci porterà verso ‘Landuccia’. Arrivati di nuovo ai ruderi dell’antico podere, proseguiremo nella breve discesa, voltando a dx, nel punto in cui si trova la piccola fonte, dove oltrepasseremo un grande cancello di rete, sempre aperto. Sulla sx spesso potremo vedere greggi di ‘pecore pomarancine’, nei prati sottostanti l’agriturismo. Continuiamo per la comoda strada che sempre in costante salita, ci accompagnerà verso Libbiano, anche se dobbiamo tenere presente che durante questo tratto, sarà probabile essere ‘accompagnati’ da 2-3 cani ‘’sciolti’’ e, sebbene si mostrino tranquilli, sarà opportuno usare le dovute precauzioni nel caso avessimo al nostro seguito altri cani, durante l’escursione.
Continuiamo comunque, affiancati via via da recinti con allevamenti di varie razze bovine, dove non manca qualche ciuchino, incuriosito dal nostro passaggio. Sempre ammirando i bei panorami su Micciano, che pian piano si allontana dietro di noi, saremo attratti dal rilievo boscoso che ci sovrasta, e che ci mostra una enorme piega geologica, arrivando così, nell’ultimo tratto di salita che ci separa dalla strada che proviene dalla Riserva di Monterufoli.
Una volta raggiunto l’incrocio, volteremo a sx per continuare per poco più di un centinaio di metri, verso il borgo di Libbiano. Approf Libbiano
……e come di consueto, quando il nostro itinerario si trova a passare nelle vicinanze di un paese o di un borgo, cerchiamo sempre di concludere con un’interessante visita per conoscerne i mille particolari e per rendere viva la sua storia.