L’Alaterno è un arbusto sempreverde che fa parte della Macchia Mediterranea, che spesso viene utilizzato per rimboschire zone rupestri e aride.
Può presentarsi come un piccolo albero alto fino a 5 m. con chioma rotondeggiante o avere un portamento cespuglioso con numerosi fusti ramosi dalla corteccia rossastra.
Le foglie sempreverdi sono lucide e coriacee, lunghe da 2 a 5 cm, di forma ovale-lanceolata, leggermente seghettate con evidente nervatura centrale. Nella parte superiore sono di un bel colore verde brillante, nella inferiore sono giallastre.
Anche i piccolissimi fiori sono giallastri, profumati, con calice giallognolo e petali inesistenti, raccolti in corti racemi, portati da brevissimi peduncoli.
I frutti sono drupe rotondeggianti velenose, ma molto decorative, prima rossastre, poi rosse, poi nere (3-4mm), contenenti 3 semini al loro interno.
Il legno di questa pianta è molto duro, ma appena tagliato emana uno sgradevole odore, per questo l’Alaterno viene anche volgarmente chiamato “Legno Puzzo”.
Come specie officinale è una pianta tossica, ma una discreta mellifera. Dai frutti si ottengono lassativi con proprietà vermifughe.
In passato, dai rami e dalle foglie dell’Alaterno si estraeva un pigmento giallo-arancio che serviva per la tintura delle stoffe. Dai frutti invece, si otteneva il colore “verde vegetale”.
Fin dai tempi antichi, all’Alaterno erano legate alcune superstizioni e aneddoti. Si pensava che fosse in grado di annullare gli incantesimi negativi e in Sardegna e in altre regioni venivano realizzati dei bastoncini intagliati come amuleti, da indossare per proteggersi da ogni pericolo.
La parola “Ramnus”, derivante dal greco “Rabdos” vuol dire “bastoncino”, riferito alla flessibilità dei suoi rami. La parola “Alaterno” invece deriva da “Alternus” e vuol descrivere la maniera alterna in cui sono poste sui rami le sue foglioline.
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