Pianta erbacea perenne, talvolta biennale, che può oltrepassare anche 1 metro di altezza.
Ha una robusta radice a fittone, carnosa e contornata da piccole radichette, da cui si sviluppano i numerosi fusti, eretti e robusti, ricoperti da fitta peluria.
Le foglie sono alterne, portate su breve picciolo, di forma ovale, con 3 lobi acuti e margine dentato irregolarmente. Sono di colore verde biancastro per la presenza di una fittissima e morbida peluria.
I fiori, grandi 3-5cm, hanno un piccolo calice con 5/8 brattee che si saldano alla base. La corolla è formata da 5 petali cuoriformi, di colore rosato-malva. Sono alternati dalle divisioni del calice e hanno numerosi stami violetti al centro.
Il frutto è costituito da una serie di acheni (10-20), piatti e pelosi, disposti in circolo uno accanto all’altro, in maniera strettamente appressata.
Fin dall’antichità le Malvacee sono considerate piante preziose per le loro molteplici virtù curative: emollienti, analgesiche, cicatrizzanti, antisettiche, immunostimolanti ecc. I decotti e le tisane, dal sapore dolciastro e mucillaginoso, sono state da sempre apprezzate nella medicina popolare per la cura delle infiammazioni della gola, dei bronchi, dello stomaco e dell’apparato urinario.
Con i fiori e le foglie ridotti in poltiglia, erano invece curate ferite, foruncoli, ascessi e infiammazioni oculari. Mentre con le radici decorticate venivano fatti dei bastoncini che aiutavano i bambini durante la dentizione.
Considerata vera panacea per ogni male, era apprezzata dai Greci e dai Romani anche come prelibatezza culinaria. Nel medioevo i frati la coltivavano nei giardini dei monasteri come pianta officinale. La saggezza popolare ha attribuito all’Altea il nome di “Bismalva”, proprio per mettere in evidenza la straordinaria efficacia dei suoi principi attivi.
In cucina si possono usare le foglie cotte aggiunte ad altre misticanze, mentre i fiori, privati del calice, possono decorare piatti di specialità crude.
La preziosa pianta, già citata nei testi di Platone, Pitagora e Virgilio, conosciuta e utilizzata dagli Egizi fin dal IX° secolo a.C., ha preso il suo nome scientifico dal termine greco”Althein” che significa “guarire”.
Fotografata preesso il fiume Cecina
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