Il Corbezzolo è una specie termofila, importante e decorativo sempreverde della Macchia Mediterranea, dove lo possiamo trovare in associazione con Mirto, Lentisco, Leccio, Sughera, ecc.
Le sue dimensioni sono variabili, da quelle di un piccolo arbusto, a quelle di un vero e proprio albero alto fino a 10 m. Ha una chioma tondeggiante e una caratteristica corteccia rossastra che si sfalda in sottili sfoglie allungate.
Le foglie sono ovali-oblunghe, acuminate, col margine seghettato con piccoli denti acuti, portate da lunghi piccioli. Hanno consistenza coriacea di un bel verde scuro lucido, con piccole nervature prominenti nella superficie inferiore.
I fiori sono riuniti in corimbi penduli formati da 10-30 elementi. Mostrano piccole corolle bianco crema, con strozzatura che forma un calice.
Il frutto è una bacca sferica color rosso-arancio portata su un lungo picciolo. Grande circa 10-12mm di diametro, matura nell'autunno dell'anno successivo alla fioritura. La superficie appare granulosa, ma all'interno la polpa è piuttosto tenera, di colore giallastro, con la presenza di numerosi piccoli semi di color marrone chiaro. I frutti sono commestibili, anche se è prudente consumarne con parsimonia.
La caratteristica del Corbezzolo è di presentare contemporaneamente, in molti mesi dell'anno, sia le sue belle foglie sempreverdi, che i suoi fiori bianchi, insieme ai frutti che diventano rossi durante la maturazione, tanto che nel Risorgimento era stato eletto “pianta nazionale” e considerato simbolo del Tricolore.
Il Corbezzolo vegeta prontamente, anche dopo gli incendi boschivi emettendo vigorosi polloni. Il suo legno è ricercato per piccoli lavori artigianali e può fornire un ottimo carbone. Se viene bruciato per la cottura degli arrosti, conferisce agli alimenti un aroma particolare.
La corteccia ricca di tannino, veniva usata nella concia delle pelli, mentre le con sue foglie che hanno proprietà medicinali astringenti, venivano preparati decotti per schiarire i capillari evidenti.
Con i frutti si possono preparare ottime confetture e liquori e si possono conservare sotto spirito come le ciliege. Recenti ricerche sembrano evidenziare alcune proprietà antibiotiche della pianta.
Si pensa che il suo nome abbia origini celtiche, dalle parole “ar”=aspro e “butus” =cespuglio. Con l'epiteto "Unedo" (unum=uno e edo=mangio), i latini consigliavano: “ne mangio uno e basta” viste le proprietà spiccatamente astringenti dei frutti. La parola “Corbezzolo” invece, pare derivare da un antico vocabolo germanico “Kirsch bùschel” che significa grappolo di ciliegie.
Nelle regioni Veneto, Marche, Molise, Emilia Romagna, è una specie protetta e soggetta a tutela.
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