L'Edera è una pianta rampicante con foglie sempreverdi, con fusti che aderiscono a sostegni come muri o alberi per mezzo di appendici a forma di radici fibrose. I rami fertili, cioè quelli che portano i fiori, non hanno radici e divergono perciò dal sostegno, ricadendo liberi.
Le foglie persistenti, sono di colore verde intenso, spesso con nervature più pallide nella parte sottostante, di consistenza coriacea, sorrette da un lungo picciolo. Nella stessa pianta vi possono essere 2-3 tipi di foglie. Quelle dei rami rampicanti sono palmato-lobate, divise in 3-5 lobi triangolari, di cui quello centrale più lungo e più grande di quelli laterali. Nei rami fertili sono intere o con margine ondulato, con contorno un po’ romboidale con apice acuto, mentre quelle dei rami striscianti sono più piccole divise in 3-5 lobi più appuntiti.
I fiori sono disposti in infiorescenze globose, formati da pannocchie poste al termine dei rami fertili. Sono formati da un piccolo calice con 5 sepali e corolla di color verde-giallastro, dall'odore dolciastro che invita api, vespe, mosche e altri insetti che trovano nutrimento nel polline, in un periodo privo di altre fioriture.
I frutti sono drupe carnose, simili a bacche, di forma rotondeggiante, di colore nero che contengono 2-3 noccioli rossastri. Queste sono fonte di sostentamento per passeracei, colombacci e altri uccelli, durante i mesi invernali, ma velenose per l'uomo.
L'edera ha proprietà sedative della tosse, espettoranti, analgesiche e anticellulitiche, anche se va usata con prudenza, perché la presenza di saponine le conferisce un certo grado di tossicità, che rende sconsigliabile un dosaggio e una preparazione fatta in casa.
Per un più sicuro uso esterno, si possono usare le foglie dell'edera aggiungendole all'acqua del bagno, come astringente della pelle e anticellutite, mentre il loro infuso in 2 litri di acqua può servire nel risciacquo dei capelli per ottenerli più scuri e lucidi e allontanare i parassiti. In passato veniva usato un decotto di foglie di edera per lavare i capi di lana.
Tradizionalmente nell'antichità, veniva donata agli sposi, una ghirlanda di edera come simbolo di fedeltà. Si credeva anche che fosse in grado di allontanare gli effetti dell'alcool; infatti Bacco, dio del vino, viene raffigurato con una corona di edera sulla testa.
Il suo nome deriva dal latino "hendere" che vuol dire arrampicarsi, chiaramente riferito al suo portamento.
Spesso l'edera viene distrutta con l'accusa di essere una specie parassita in grado si danneggiare le piante del bosco. In realtà diversi studi sostengono invece che questa pianta abbia un ruolo fondamentale per l'ecologia, per la fauna e per l'equilibrio del bosco. In realtà l'edera è semplicemente un rampicante e non si nutre della linfa delle piante su cui si appoggia, ma opera solo una selezione naturale in grado di accelerare il rinnovo del bosco, contribuendo a far cadere gli esemplari più fragili che diventeranno un ottimo alimento per insetti xilofagi e funghi, a completamento del naturale ciclo biologico. Inoltre i suoi fiori che compaiono in ottobre, sono grande fonte di nettare e polline, per le api ed altri insetti. Le bacche rappresentano un ottimo nutrimento invernale per diverse specie di uccelli e anche le sue foglie sempreverdi sono appetite dagli erbivori, soprattutto d'inverno, quando scarseggiano altri alimenti; senza contare che quelle che cadono al suolo formano rapidamente un humus di buona qualità.
......"Andare all'ellero"..... Un'usanza del passato nelle nostre zone; un tipo di caccia praticata dai cacciatori un po’ più anziani e un po' meno dinamici. Richiedeva solo un tranquillo e nascosto appostamento nelle vicinanze di un albero ricoperto dall'edera, (chiamata lellero) che attirava con le sue bacche mature diversi uccelli, tra cui i merli e alcune varietà di tordi, che in questo modo diventavano prede più facili per chi non poteva permettersi un tipo di caccia tradizionale.
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