Pianta erbacea perenne con radici rizomatose e tozze, giallo-brunastre, che strisciando orizzontalmente sul terreno formano ampie colonie.
Le foglie sono palmate, divise a loro volta, in 3-5 foglioline. Quelle basali, si sviluppano dopo la fioritura, hanno forma trilobata, irregolarmente divise in segmenti. Quelle lungo lo stelo, si raggruppano circa alla metà dell'altezza del fusto, in un verticillo composto da 3 elementi.
Il fusto eretto, porta un solo fiore, con corolla larga da 2 a 4 cm. I petali, di numero variabile da 6 a 9, hanno forma ellittica, sono di colore bianco, talvolta lievemente rosato nella parte sottostante, con antere e numerosi stami giallastri.
I frutti sono acheni marronastri sferoidali lunghi circa fino mezzo centimetro, su cui resta visibile lo stilo persistente.
L'anemone, secondo Plinio il Vecchio, è una specie officinale tossica, che veniva usata in modo curioso, per combattere la febbre, applicando le parti del fiore, avvolte in un panno rosso, sul braccio dell'ammalato. Nella stessa maniera, anticamente venivano curate anche le irritazioni e le micosi della pelle.
Le foglie e lo stelo, contengono "Anemolo" e possono provocare ustioni, semplicemente col loro contatto e non vanno assolutamente ingerite.
La parola "Anemone" proviene dal greco "Anemòs" = vento, per la facilità che hanno queste piante di dissolvere i loro petali nelle giornate ventose. Il termine "nemoris", proviene invece dal latino col significato di "ambiente del bosco".
Come racconta un'antica leggenda mitologica, l'anemone sarebbe nato dalle lacrime della dea Venere per l'uccisione dell'amato Adone.
Fotografato nella Riserva Naturale delle Cornate e Fosini
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