La Lattuga rupestre è una pianta erbacea perenne piuttosto rara, alta da 20 a 70 cm.
Le sue radici fittonanti sono di forma cilindrica, grosse e carnose di colore marronastro e sono in grado di spingersi in profondità per trovare l’umidità necessaria a sopravvivere in habitat difficili.
In tutta la pianta è presente un lattice biancastro, più concentrato nel gambo e nelle radici.
I fusti sono glabri, eretti, ramificati e arcuati in l’alto.
Le foglie sono di colore blu-verdastro. Le inferiori, munite di picciolo, lunghe fino a 20 cm, hanno diverse divisioni lanceolate, talvolta dentellate, mentre quelle che si trovano lungo il fusto sono più piccole e abbraccianti. La rosetta basale non presenta foglie appiattite al suolo, ma piuttosto verticali, per impedire un’eccessiva esposizione al sole e per ridurre la traspirazione.
I fiori riuniti in un’infiorescenza a pannocchia lassa, con numerosi capolini larghi 3-4 cm, formati da sole ligule di color azzurro-violaceo. Prima della fioritura sono racchiusi da involucri conici composti di squame rossastre, portati da caratteristici peduncoli penduli.
I frutti sono acheni rostrati e compressi di colore grigio piombo di appena 6/7 mm, terminanti con un pappo di peli bianchi e setolosi.
Nell’antica medicina popolare questa pianta era conosciuta per le sue proprietà sedative, diuretiche e digestive. Le sue foglie sono commestibili e se la specie non fosse così rara si potrebbero consumare sia crude che cotte.
La parola ‘Lactuca’ deriva dal latino ‘Lac-Lactis= lattice’ e si riferisce proprio all’abbondanza di lattice contenuto nella pianta. Con l’epiteto ‘perennis’ si descrive invece, la lunga durata del suo ciclo vegetativo.
Fotografata durante il percorso che porta alla Rocca di San Silvestro
|