LA MARTORA (Martes martes L.)A cura di Lorenzo Lazzeri
Il genere Martes include 7 specie, ma solamente due di queste sono presenti in Italia: la martora (Martes martes) e la faina (Martes foina).
La martora europea come le altre specie cogeneriche, è considerata focale di ambienti forestali, soprattutto associata ad ambienti boschivi con una certa maturità e complessità strutturale. La sua presenza infatti è stata spesso utilizzata come indice del buono stato di salute delle foreste. Studi recenti hanno confermato che la martora si può trovare anche in ambienti con frammentazione e discontinuità boschiva e zone rurali, come del resto seppur empiricamente abbiamo accertato nella parte meridionale della provincia di Pisa. In altri paesi dove non è presente la faina (con la quale vive in simpatria condividendo parte dell’areale e con la quale è in competizione ecologica), come in Gran Bretagna, le martore tendono anche ad inurbarsi utilizzando ad esempio i sottotetti delle abitazioni come zone di rifugio. La specie è arboricola con caratteristiche prettamente crepuscolari e notturne, l’alimentazione è molto varia a seconda delle risorse trofiche disponibili. Generalmente si ciba di piccoli mammiferi , uccelli (e loro uova) e anfibi, con aggiunta di frutta (p.e Rosaceae); può presentare anche comportamento necrofago, consumando resti di carcasse di altri animali. Anche la martora al pari del gatto selvatico è una specie carnivora territoriale e solitaria, con home-range (spazio vitale), più ampio nei maschi, circa 2-2,5 kmq, e più piccoli nelle femmine, circa 1,5 kmq, sovrapposte tra individui di sesso opposto; alcuni autori riportano invece dimensioni per le aree vitali addirittura superiori ai 20 kmq per i maschi e di 6-7 per le femmine. Le dimensioni così vaste nonostante le piccole dimensioni della martora, sono da ricercare nella particolare morfologia a forma tubolare allungata dell’animale, come hanno anche altri mustelidi, con un elevato rapporto superficie corporea/volume del corpo (per approfondimenti vedere anche regola di Bergmann) che comporta un maggior dispendio di calore e una maggior richiesta energetica che si traduce in home-range vasti per soddisfare le richieste trofiche e la ricerca di rifugi adeguati importanti per la termoregolazione. Gli home-range e i daily-range variano molto in relazione alle stagioni, sono massimi in estate e minimi in inverno. Per quanto riguarda le zone di rifugio sono spesso utilizzate cavità negli alberi, riadattando talvolta tane di scoiattolo o nidi di picchio. Gli accoppiamenti avvengono in estate (giugno-agosto), l’ovulo tuttavia si impianta nell’utero solamente dopo circa 7 mesi e mezzo (diapausa, come nell’ orso, capriolo ecc.). Questa è una strategia evolutiva che permette così che le nascite e il periodo degli amori si abbiano nel momento più favorevole dell’anno. La gestazione dura circa 1 mese, e le nascite avvengono intorno al mese di aprile. La dimensione della cucciolata varia tra 2 e 5 piccoli, le cure parentali sono solamente materne essendo, come già detto, una animale dalle abitudini solitarie. Già intorno ai 3-4 mesi, le giovani martore sono già pronte per andare in dispersione, allontanandosi dal territorio natale cercando di colonizzare nuove aree. Raggiungono la pubertà intorno ai 14 mesi , ma il primo accoppiamento può avvenire alle seconda o anche terza stagione riproduttiva. Fig. 1 In alto martora (immagine Dario Canaccini) e faina in basso (immagine Paolo Taranto). Da un punto di vista descrittivo la martora ha zampe relativamente brevi, corporatura tubolare allungata, una lunghezza dalla testa all’attaccatura della coda che può superare i 50 cm, per un peso che va da meno di un kilogrammo a circa 2 kg. Il dimorfismo sessuale si evidenza con la taglia, i maschi hanno infatti dimensioni di circa un 20% superiore alle femmine. La colorazione della folta pelliccia è marrone con una macchia golare abbastanza estesa di colore crema-arancio. Spesso la martora viene confusa con la faina, vediamo alcune caratteristiche distintive: - la martora ha orecchie con margine bordato più chiaro rispetto al resto dell’orecchio; - il rinario (tartufo) della martora è bruno-nero, mentre nella faina è ben più chiaro; - la macchia golare è tendenzialmente bianca nella faina e arancio nella martora; - la macchia golare nella faina si estende anche alle zampe anteriori, mentre nella martora è più contenuta; - pelo interdigitale nella martora, assente nella faina; (Vedi Fig. 2) - la martora ha in generale una forma del corpo più alta e slanciata con zampe più lunghe.
Tuttavia le differenze tra le due specie non sono sempre così nette, la sola analisi del fenotipo non può esser sempre diagnostica, perciò si deve ricorrere ad altri tipi di analisi come DNA, oppure qualora si sia in presenza di una carcassa di una Martes maschio, attraverso l’estrazione dell’osso penico (vedi Fig.3) e l’utilizzo Baculum index ( Vercillo e Ragni, 2011) che consiste nel rapporto tra la lunghezza della testa + la lunghezza del corpo e quella dell’osso penico.
Tra i segni di presenza possiamo trovare le orme, di lunghezza per le anteriori di circa 3.5-5.5 cm, caratteristiche per la presenza del quinto dito e gli escrementi, di solito deposti in siti rialzati, con significato di marcatura. Questi hanno forma allungata e cilindrica asseconda del contenuto, spesso sono presenti semi di frutti o elitre di insetti. Naturalmente è impossibile discriminare le due specie (martora,faina) dalle impronte sia dagli escrementi (questi ultimi possono essere però utilizzati per l’estrazione del DNA) Lo stato di conservazione della martora è ritenuto soddisfacente a livello nazionale, tuttavia sono quasi del tutto assenti indagini sulla distribuzione ed ecologia nella maggior parte delle regioni italiane. Abbiamo perciò delle lacune conoscitive sul suo status di conservazione e sul suo effettivo areale, quest’ultimo è probabilmente discontinuo ma non sono disponibili dati dettagliati; alcuni autori ritengono che la popolazione sia in declino. In Val di Cecina, anche dalle indagini condotte negli ultimi anni da chi scrive, con la collaborazione dell’Università di Perugia, la specie sembrerebbe ampiamente e uniformemente distribuita.
La specie risente della frammentazione degli habitat e sembra molto meno adattabile della faina, maggiormente sinatropica, alle modificazioni causate dall’uomo. Tra le principali cause di morte c’è la caccia illegale e gli investimenti stradali. Classificata secondo la Lista Rossa come “Minor Preoccupazione” (LC), infatti in Italia la specie è presente nelle aree forestali dall'arco alpino al meridione e nelle isole maggiori: Elba, Sardegna e Sicilia. Annoverata nell’allegato V della Direttiva Habitat 92/43/CEE, inserita nell’appendice III della Convenzione di Berna per la conservazione della vita selvatica e dei suoi habitat in Europa (1979), specie “particolarmente protetta” per L.N. 157/92 e L.R.3/94 ed inserita nell’allegato “E” del DPR 357/97. RINGRAZIAMENTI: Ringrazio per le immagini Dario Canaccini (Coop Biodiversi, biodiversi.it), Paolo Taranto (Fotografianaturalistica.org), ringrazio inoltre Enrico Coli, Andrea Bandinelli (CEA Alta Val di Cecina), Francesca Vercillo e B. Ragni (Università di Perugia). |
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