Arbusto con chioma globosa e rami induriti, spinosi all’apice, alto solitamente 3-4 metri, ma che in condizioni ottimali può superare un’altezza di 10 m.
Il tronco è eretto con corteccia grigio-brunastra, finemente fessurata in piccole scaglie quadrangolari.
Le foglie decidue, sono alterne, più o meno ovali-rotondeggianti, con apice appuntito (3-7 cm) e margine finemente dentellato. Hanno consistenza coriacea, di colore verde lucido, portate da un lungo peduncolo.
I fiori sono riuniti in infiorescenze ombrelliformi, formate da 3-9 elementi. La corolla ha 5 petali candidi, di forma sub-rotonda e numerosi lunghi stami biancastri, con antere porporine.
I frutti che crescono sui rami corti dell’anno precedente, si presentano come piccoli pomi piriformi- rotondeggianti (2-5cm) color giallo-marrone, portati da un lungo picciolo. La polpa, piuttosto dura e astringente, è commestibile e diventa più morbida e dolciastra a completa maturazione, solo dopo la caduta spontanea del frutto, diventato ormai marrone.
Le piccole pere sono ricche di fibre, digestive e stimolanti del transito intestinale.
In passato venivano usate anche le foglie del Perastro, dalle quali si ottenevano colorazioni di tonalità gialle per tingere stoffe e lane.
Il legno fine e compatto, dovuto al lento accrescimento della pianta, serviva per fare righe e squadre e piccoli lavori di intarsio.
Il Perastro, progenitore delle varietà coltivate, nella mitologia greca era consacrato alla Luna e alla dea Era, la cui statua venne scolpita proprio con il legno di questa pianta.
Il suo nome deriva dalla parola greca Pyr, Pyròs= fuoco, probabilmente per descrivere il colore marrone-bruciato dei suoi frutti. Communis, invece si riferisce all’abbondante diffusione della pianta.
Piccole pere ricoperte di caramello e infilate in un elegante bastoncino, nel 1700, si vendevano all’aperto e venivano definiti “dolci da passeggio”.
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