cdg b pruno selvatico 001   Nome scientifico: PRUNUS SPINOSA
  Nome comune: PRUNO SELVATICO
  Nome locale: Prugnolo
  Famiglia: Rosaceae
  Fioritura: Marzo - Maggio
  Frutti: Ottobre
  Habitat: Si trova nelle pendici soleggiate, dalla pianura alla collina, fino a 1500 m. Predilige terreni umidi.


Descrizione

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Arbusto perenne cespuglioso, a foglia caduca con dimensioni di alberello alto fino a 3 metri che con i suoi rami intricati e spinosi forma siepi impenetrabili. 

La corteccia dei rami è lucida e di colore cenere, mentre quella del tronco appare nerastra e fessurata.  E' una pianta che  può vivere fino a 60/70 anni.

Le foglie del Pruno Selvatico sono di forma obovata con margine seghettato, portate da un picciolo corto spesso peloso. La superficie superiore è di un bel verde scuro, quella inferiore, spesso pelosa è più chiara percorsa da nervatura mediana.               

Da sempre apprezzate per le loro proprietà antiasmatiche, antidiabetiche e depurative che si ritrovano anche nelle gemme e nella corteccia, utilizzate pure nella moderna fitoterapia. Nel passato venivano impiegate per la concia delle pelli e per tingere di rosso i tessuti e le lane.

I  fiori compaiono prima delle foglie e schiudendosi emanano un gradevole odore di miele. Sono composti da un calice con 5 sepali triangolari-ovati e corolla con 5 petali bianchi di forma leggermente ovale, con lunghi stami gialli.

I frutti, detti 'prugnole' sono drupe color azzurro violaceo, ricoperte di pruina, una sorta di polverina protettiva biancastra. L'interno è carnoso e verdastro, dal sapore aspro e acidulo, che diventa poco più dolce dopo i primi freddi. All'interno è presente un nocciolo legnoso a forma sub-rotonda, lateralmente un po' compresso.

Le prugnole persistono a lungo sui rami della pianta e sono una golosità per uccelli, lepri e volpi durante la stagione invernale.

Un vecchio detto popolare recitava: 'ogni pruno fa siepe' per indicare che tutte le parti della pianta trovavano qualche valido utilizzo. Si usava la corteccia per tingere le lane di rosso, mentre con il frutto non ancora maturo veniva preparato l' inchiostro nero. Con le foglie si conciavano le pelli e il legno duro dei tronchi serviva a fare bastoni da passeggio, o bruciato come combustibile.

Con i piccoli frutti si possono preparare gustose marmellate, sciroppi, liquori digestivi e acquaviti. Con le foglie e i fiori essiccati invece, si fanno ottime tisane con proprietà diuretiche, lassative, utili anche per malattie da raffreddamento.

Nelle immediate vicinanze delle siepi formate da questo arbusto, non è raro trovare la Calocybe gambosa, un ottimo fungo commestibile primaverile, conosciuto col nome di Prugnòlo.

Presente in molte credenze popolari del passato, la pianta era ritenuta magica e si immaginava che nei suoi rami intricati fossero ospitati il bene e il male. Si riteneva che fosse in grado di proteggere dal fuoco, dai fulmini e dalle malattie, nonchè simbolo di purezza e di immortalità.

 

Il suo nome proviene dalla parola "Prùnon" di origine greca che significa "Frutto del Pruno".

 

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Pruno selvatico - Prugnolo -- Prunus spinosa