Con il nome di Robbia vengono indicate le piante del genere "Rubia" a cui appartengono in Italia diverse specie tra cui la Robbia Selvatica e Robbia dei Tintori, dalle cui radici (contenenti alizarina) si ottenevano i pigmenti per la colorazione di lane, stoffe, pelli e colori per pittori, in tutte le gradazioni di rosso.
La Robbia Selvatica è una pianta erbacea perenne, dalle lunghe radici giallastre striscisnti, definita lianosa perché incapace di sorreggersi.
I fusti rampicanti, ramificati e flessibili, sono di forma quadrangolare, lunghi fino a due metri, che si aggrovigliano tenacemente l'uno all'altro tramite brevi aculei rivolti verso il basso.
Le foglie sempre verdi, disposte in verticilli di 4-6 elementi, hanno forma lanceolata color verde scuro lucido, molto coriacee con aculei sui bordi e sull'evidente nervatura centrale della parte inferiore.
I fiori riuniti in pannocchie alla base delle foglie, sono privi di calice, con corolla bianco-gialliccia a piccolo tubo campanulato e 5 lacinie saldate alla base.
Il frutto è una drupa sferica, liscia carnosa e nera a maturità, contenente un solo seme lungo 3-4mm.
La pianta veniva utilizzata nella medicina popolare per le sue proprietà diuretiche, lassative e toniche.
Il nome Robbia, dal latino "ruber" = rosso, perché dalle radici veniva estratto il pigmento per ottenere le tonalità del colore rosso. L'aggettivo "Peregrina" , dal verbo latino "peragrare" col significato di pellegrinare, espandersi ed estendersi con facilità come fa questa pianta.
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