Pianta perenne lianosa, rampicante, con portamento vigoroso.
I fusti sono legnosi, ramificati con corteccia fibrosa sfilacciata e si possono allungare fino oltre 15 metri. Viene considerata infestante dei boschi, poiché in associazione con rovi e edera, è in grado di formare grovigli instricabili, aggredendo e soffocando la vegetazione.
I rami erbacei giovani sono angolosi e sostengono le foglie portate da lunghi peduncoli ingrossati alla base.
Le foglie sono caduche, composte da 3/5 segmenti di forma ovata-lanceolata. Hanno margine intero, talvolta dentellato o lobato, di color verde scuro.
I fiori sono raggruppati in pannocchie portate da lunghi gambi. Hanno 4/5 sepali petaloidi leggermente feltrosi su entrambe le facce. Sono di color bianco-verdognolo con numerosi e lunghi stami e hanno un profumo molto delicato che si sprigiona principalmente la sera.
Il frutto, che persiste sulla pianta fino all’autunno inoltrato, è formato da acheni marronastri, con lunghe appendici piumose e argentate.
Come tutte le Ranuncolacee, anche la Vitalba è velenosa per la presenza di principi tossici come alcaloidi, saponine e resine, che si accumulano nelle parti più vecchie della pianta, ma con prevalenza nelle foglie che possono provocare irritazioni e ulcerazioni della pelle, anche al solo contatto.
Nonostante questo, i giovani germogli vengono utilizzati in cucina e possono essere consumati lessi, saltati o come ingrediente per frittate dal sapore amarognolo.
In passato la Vitalba, nella medicina popolare, oltre che curare la scabbia, trovava utilizzo in molteplici maniere. Con i suoi rami più giovani sapientemente intrecciati, venivano confezionati cestini e panieri e alcune grosse liane servivano invece, come corde per le campane delle piccole chiesette di campagna, in sostituzione delle funi di canapa molto più pregiate e costose.
La Vitalba, in alcune regioni veniva chiamata “erba dei cenciosi”, in quanto i mendicanti strofinandosi con le foglie della pianta, si procuravano volutamente vesciche e ulcerazioni sul dorso delle mani, allo scopo di impietosire i passanti.
Oggi la Vitalba viene utilizzata come “Rimedio di Bach” per combattere stati d’ansia e depressione.
Il suo nome scientifico proviene dalla parola greca “Klematos” che significa flessibile, riferito al portamento dei rami della pianta. Il termine “Vitalba-Vitis Alba” = Vite Bianca, è una parola latina e si riferisce probabilmente alla sua infiorescenza bianca e spumosa.
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