Pianta erbacea perenne succulenta, con numerose radici striscianti che producono fusti sterili che tendono ad allungarsi nel terreno e fusti fioriferi lunghi e eretti, alti fino a circa 30 cm.
Tutti i fusti sono glabri, prostrati e contorti alla base, spesso piuttosto legnosi, poi ascendenti.
Le foglie sono alterne, lesiniformi, acute, con corto sperone alla base. Di consistenza carnosa color grigio verdastro, leggermente arrossate; a sezione cilindrica, lunghe 1-2 cm, terminanti con una punta quasi spinosa. Sono costituite da tessuti vegetali in grado di trattenere acqua, tipico adattamento all’aridità dell’habitat.
I fiori, di forma stellata, sono portati da un’infiorescenza all’apice degli steli, leggermente concava nella parte centrale con i rametti fioriti che tendono a incurvarsi verso l’esterno. Hanno sepali glabri, carnosi, triangolari lunghi 2/5 mm, più corti dei petali. La corolla ha 5 petali acuminati, lunghi 6/7 mm di colore giallo brillante con leggere strie sul dorso e con numerosi stami al centro.
I frutti sono follicoli eretti, allungati e affusolati.
Nel medioevo la piccola pianta era utilizzata nella medicina popolare per fermare le emorragie, per curare ulcere e per cicatrizzare le ferite. Apprezzata anche per il suo gusto rinfrescante, si prestava anche per essere aggiunta come spezia, per insaporire le carni e le insalate.
Il suo nome potrebbe derivare dalla parola latina ‘Sedum=sedare, calmare’, riferito alle proprietà curative della pianta; o al verbo ‘sedeo=star seduto’ (già usato da Plinio), alludendo al portamento prostrato dei suoi fusti . L’epiteto ‘rupestre-da rupes=rupe’, descrive invece l’ambiente dove cresce questa pianta.
Fotografata sul Poggio della Marruca
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