Pianta erbacea con rizoma cilindrico lungo fino a 10 cm, esternamente di colore brunastro con l'interno giallo, circondato da numerose radichette.
I fusti, alti fino a 80 cm, sono eretti o ascendenti, sottili, pelosi, ramificati, di color bruno-rossiccio, provvisti di numerosi nodi. Spezzandoli fuoriesce un latice caustico di color giallo aranciato acceso, ricco di principi attivi.
Le foglie sono alterne, ovali dentate, divise in 2/5 segmenti per lato, glabre e di color verde chiaro opaco sopra, più chiare e pelose nella parte sottostante. Le basali, presenti in gran numero, sono portate su lunghi peduncoli.
I fiori sono riuniti in ombrelle, opposte alle foglie. Di color giallo intenso, sono formati da 2 sepali esterni che cadono precocemente e da una corolla a quattro petali di forma ovale, grandi circa 2 cm e mezzo di diametro. All'interno sono presenti una ventina di stami.
I frutti sono capsule verdi, sottili, allungate fino a 5/6 cm, contenenti semini ovoidali color nero brillante. L'apice è biancastro, provvisto di un ingrossamento polposo apprezzato dalle formiche, che in questo modo provvedono a disseminare la pianta.
La Celidonia è una pianta officinale tossica, conosciuta fin dall'antichità, consigliata da Discoride e Galeno per curare verruche, porri e duroni, che venivano bruciati col latte caustico che fuoriesce spezzando i rametti della pianta.
Era ritenuta un dono del cielo, tanto che gli alchimisti del medioevo la chiamavano ''Coeli donum'', dotata di poteri soprannaturali per la preparazione di oli e sali per i riti magici, che durante le notti di plenilunio, avrebbero tolto ogni negatività.
Addirittura nel XIV° secolo, il chimico Raimondo Lulli, affermava che l'estratto di Celidonia somministrato ai moribondi, ne avrebbe prolungato la vita e si credeva che nascosto sotto lo zerbino, avrebbe allontanato gli invidiosi e i falsi amici.
Una goccia del suo latice giallo fatta cadere su n dente, avrebbe calmato il dolore, tanto che in Friuli la Celidonia viene ancora chiamata 'Erba di S.Apollinare', santa protettrice dal mal di denti.
La pianta ha proprietà antispasmodiche, purgative, antimicotiche e sedative, ma ne viene sconsigliato l'utilizzo, dato che gli alcaloidi presenti, possono provocare anche la morte.
Oggi viene utilizzata nei rimedi omeopatici, come tintura madre e pomata.
L'etimologia del suo nome deriva dal greco 'Kelidon=rondine', che secondo antiche leggende pare che le rondini lascino cadere una goccia di latice della pianta, sugli occhi dei rondinini per rafforzarne la vista.
Il nome popolare di 'erba dei porri' è legata al suo utilizzo.
|