La Fritillaria è una pianta considerata molto rara, di notevole bellezza e vistosità, con distribuzione estremamente frammentata a forte rischio di scomparsa e per questo protetta in tutte le regioni d'Italia.
Data la sua distribuzione così rarefatta, si descrivono diverse varietà e sottospecie con caratteristiche morfologiche che variano secondo le condizioni dell'ambiente in cui vivono.
La Fritillaria Tenella è una pianta erbacea perenne dal portamento gracile, con bulbo sotterraneo a forma di piccola pera, ricoperto da tuniche biancastre, dal quale si erge uno scapo fiorifero alto fino a 40 cm.
Il fusto, dall'aspetto esile, è di forma cilindrica, leggermente marronastro e punteggiato alla base.
Le foglie sono opposte, lineari-lanceolate, lunghe 50-80 mm, di color verde grigio, riunite in verticilli lungo lo stelo, scanalate da profonde nervature.
Il fiore, in genere è solitario, reclinato e sorretto da un peduncolo incurvato. La sua forma è simile a una campanula rigonfia, grande 2-4 cm. Ha 6 petali ovoidali-oblunghi, color porporino assai vistoso, con caratteristica variegatura tipo scacchiera giallo-porpora. Stilo trifido e antere giallastre.
Il frutto è costituito da una capsula eretta, divisa in 3 sezioni, contenenti due file di semini in ognuna.
Tutte le specie di Fritillaria sono molto tossiche per l'elevata concentrazione di alcaloidi in esse contenuta.
Il nome della pianta deriva dalla parola latina "Fritillus" che significa "bussolotto dei dadi".
Tra i Romani infatti, in epoca tardo-repubblicana, era molto in voga il gioco dei dadi, che venivano agitati in un bicchiere dalla forma e dal colore molto simile al fiore della Fritillaria.
Il suo nome popolare "Meleagride" è dato dalla rassomiglianza del fiore col piumaggio di alcuni gallinacei allevati dai Faraoni, chiamati appunto "meleagridi". La parola 'tenella', (dal latino tener), significa 'tenera' e descrive la fragilità della pianta.
In maniera piuttosto rara, questa pianta fiorisce nelle Riserve Naturali di Monterufoli e Caselli e in quella delle Cornate e Fosini, naturalmente sugli affioramenti ofiolitici e calcarei meglio esposti al sole.
Fotografata sulle Cornate di Gerfalco
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