Pianta arbustiva con portamento cespuglioso e chioma espansa che può raggiungere anche 5 metri di altezza.
Fusto sinuoso e ramoso con corteccia brunastra, ha rami sparsi fin dalla base, con solcature nei nuovi getti.
Le foglie sono caduche, portate da un lungo picciolo di circa 2cm. Sono composte da 10-20 elementi di forma ellittica, color verde chiaro, che rassomigliano a quelle della Robinia Pseudoacacia, con la quale spesso condivide l’habitat e si confonde fino allo spuntare dei fiori.
L’infiorescenza è posta all’ascella delle foglie, portata da racemi irregolari che formano lunghe e dense spighe (fino a 15cm), con numerosissimi fiorellini papilionacei stretti. La corolla imbutiforme e un po’ accartocciata, è di colore violaceo, con stami e antere giallastre sporgenti. I fiori molto visitati dalle api danno un miele pregiato..
Il frutto è un legume bitorzoluto che contiene 1 o 2 semi di forma ovata.
La pianta è stata introdotta in Italia a scopo ornamentale nei primi del 1700, ma ben presto è risultata infestante per la sua facile riproduzione, nonostante sia sempre stata apprezzata per vari scopi. Utile per ricavare una sostanza insetticida e per un pigmento bluastro prezioso per colorare le stoffe, che veniva estratto dalle sue foglie.
In origine il colore “indaco” si otteneva dalla macerazione delle foglie della “Indigofera Tinctoria” (Indaco dei Tintori), una specie già nota 4000 a.C.; fino a che si scoprì che le proprietà tintorie dell’”Amorpha Fruticosa” erano del tutto similari, perciò venne chiamata comunemente “Falso Indaco”.
La parola “Amorpha”, che vuol dire senza forma, è riferito ai fiori della pianta. L’epiteto “Fruticosa” descrive invece il tipo di pianta arbustivo e legnoso come un frutice.
Osservata alla confluenza del fiume Cecina col Sellate.
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