L’Olmo campestre si presenta spesso come un arbusto a portamento piuttosto cespuglioso, con rami che si sviluppano da polloni radicali che si ricoprono di creste suberose.
E’ una pianta a fogliame deciduo, alquanto longeva che può arrivare anche a 600 anni di vita, con altezza che può raggiungere i 30-40 metri. La chioma è ampia di colore verde vivo.
L’apparato radicale dell’olmo è formato inizialmente da fittoni, ma nel corso degli anni tende a svilupparsi in robuste radici laterali, alcune superficiali e altre molto più profonde che andranno a sostituire il fittone iniziale.
Il fusto appare dritto, ramificato verso l’alto, con corteccia grigio brunastra, che si desquama in placche formando solchi longitudinali, con l’aspetto di alette piuttosto suberose.
Le foglie sono alterne a lama ellittica, con margine profondamente e doppiamente dentato, apice acuminato, facilmente riconoscibili per la base asimmetrica, con un lobo più lungo e più ampio dell’altro. Supportate da un picciolo lungo 2-3 cm, sono percorse da evidenti nervature. La dimensione e la forma è estremamente variabile, non solo sulla stessa pianta, ma anche nello stesso ramo. Il colore è verde lucido che diventa di un bel giallo intenso durante l’autunno.
I piccoli numerosi fiori sono chiamati glomeruli, proprio perché appaiono come un agglomerato di un bel colore rosso vino e si sviluppano prima delle foglie.
I frutti sono samare arrotondate alate e appiattite di color verde chiaro, con macchiolina rossastra al centro in corrispondenza del seme contenuto al loro interno.
Il legno dell’olmo di colore bianco-giallastro, è piuttosto ricercato per la sua tenacia e per la facilità nella lavorazione. Viene adoperato per mobili, pavimenti, rivestimenti ed è anche un buon combustibile.
Fin dai tempi più remoti, l’olmo era conosciuto per le sue proprietà curative, tanto che Plinio lo descriveva come lenitivo e cicatrizzante. Con le foglie, i rametti teneri e la corteccia, ricchi di tannino, mucillagini, silice e potassio, venivano ricavati dei preparati per la guarigione delle ferite, affezioni cutanee, ustioni e perfino la lebbra.
Oggi nella moderna fitoterapia viene utilizzato come tisana o decotto o sottoforma di tinture e macerati glicolici dalle caratteristiche astringenti, cicatrizzanti, toniche e depurative. Le gemme sono in grado di regolarizzare la secrezione delle ghiandole sebacee e vengono usate per acne e eczemi.
Nelle nostre campagne questa pianta veniva impiegata come tutore della vite. Le sue foglie, che fin dall’età del bronzo, erano ritenute un ottimo integratore stimolante per la produzione del latte, venivano date alle mucche come foraggio.
Possiamo apprezzare le foglie dell’Olmo anche per la nostra alimentazione e gustarle nella preparazione di gustose minestre; mentre le samare si possono consumare in insalate a cui conferiscono, oltre al gusto particolare, anche un aspetto esotico.
Il nome della pianta, proveniente da una parola sancrita che significava 'crescere', è lo stesso con cui veniva chiamata dai latini. L’epiteto ‘minor’ si riferisce alla dimensione delle foglie, diversa e inferiore rispetto all’Olmo montano.
Purtroppo il genere ‘Ulmus’ dalla prima metà del 1900, viene colpito dalla ‘Grafiosi dell’olmo’, una malattia fungina proveniente dall’Asia, trasmessa da un piccolo coleottero del genere ‘Scolytus’. Questo spostandosi tra i rametti delle piante, veicola il fungo provocandone il disseccamento, soprattutto degli esemplari più vecchi.
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