Pianta erbacea annuale simile al Papavero comune, ma che raggiunge un’altezza decisamente inferiore da 15 a 40 cm circa.
E’ considerata una pianta ‘criptogenica’, in quanto specie alloctona di cui si ignora la provenienza e la causa della sua presenza. Presumibilmente proveniente da zone desertiche del bacino mediterraneo dell’Asia Minore.
Il gambo è spesso ramificato, eretto o ascendente, ricoperto di peli radi chiari e scuri, lunghi fino a mezzo millimetro.
Le foglie basali formano una rosetta, sono munite di peduncolo, suddivise il segmenti lunghi lineari pubescenti di color verde scuro. Lungo lo stelo sono notevolmente più piccole con lacinie più acute.
Il fiore, reclinato prima dell’apertura, è solitario portato da lunghi peduncoli pubescenti, grande poco più di 2 cm. Anche il calice appare densamente peloso e racchiude i 4 petali arrotondati di un delicato color rosso-rosato con macchia nera alla base. Sporgono stami e filamenti violacei e le antere blu chiaro.
Il frutto è una capsula ovale arrotondata, lunga poco più di un cm, striata con evidenti peli arcuati. L’apice è suddiviso in numerosi raggi (da 5 a 10), che aprendosi lasciano uscire numerosissimi semini scuri reniformi, che vengono disseminati dal vento.
Prima della fioritura la rosetta di foglie è commestibile e può essere consumata cruda in insalate o cotta in misticanza di altre erbe spontanee per risotti, frittelle, sformati.
In passato si usavano gli infusi dei suoi petali, dall’azione blandamente sedativa, per calmare la tosse e lenire le coliche e i dolori di stomaco.
Secondo la mitologia greca il papavero e il grano sono legati alle vicende di Demetra, protettrice delle messi e dell’agricoltura, che veniva sempre raffigurata con una ghirlanda in testa intrecciata con spighe e papaveri.
L’etimologia di 'papavero' deriva secondo alcune teorie dal celtico ‘papa’ per l’antica usanza di mettere i semi della pianta nella ‘pappa’ dei bambini per farli addormentare, ma rispetto ad altre ipotesi potrebbe derivare dal sanscrito e dall’arabo ‘papavera’ che significa succo nocivo. 'Roemeria' perchè questo genere è intitolato al medico Joan Roemer, illustre botanico e entomologo svizzero. L'epiteto 'hispida' vuol descrivere invece la caratteristica del suo frutto, mentre ‘hybridum' sottolinea l’incrocio con specie diverse.
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