Pianta erbacea perenne officinale, leggermente velenosa che colonizza facilmente ampie zone umide. E’ provvista di un rizoma strisciante di colore rossastro.
I fusti sono glabri, talvolta con leggera peluria, striscianti, radicanti, poi eretti alti fino a 90 cm. Alcuni sono sterili.
Le foglie sono opposte ai nodi dei fusti, senza peduncolo, lunghe 5/10cm; di forma ovale oblunga, ricurve, con la cima appuntita. Sono di color verde pallido con 3/5 nervature rilevate, piuttosto cerose.
I fiori sono grandi 2/5cm, riuniti in grappoli all’apice degli steli. Hanno calice verde violaceo tuboloso e 5 petali di color rosa pallido, appena bilobati, simili a un’elica. Emanano un delicato profumo specialmente la sera. Spesso nei fiori è presente l’ustilagine, un fungo parassita di molte piante, che colora la corolla e le antere del fiore con la sua polverina nera.
Il frutto è una capsula oblunga-piriforme di circa 2 cm, con 4 piccoli dentini alla sommità, rivolti in basso. Contiene numerosi semini neri brufolosi.
La saponaria fu probabilmente introdotta, in un lontano passato, dal Medio Oriente per la straordinaria particolarità di produrre una sostanza simile al sapone. Le sue radici infatti contengono circa il 5% di saponine, che al contatto con l’acqua possono produrre una schiuma con proprietà detergenti. La saponina veniva estratta frantumando le radici e le foglie della pianta ed era usata nell’industria tessile come detergente per la pulizia della lana. Per una più semplice reperibilità, la pianta veniva appositamente coltivata nei pressi dei lanifici, attivissimi in epoca medievale.
Le proprietà della Saponaria erano già note agli Assiri, nell’VIII° secolo a.C. che la usavano per sgrassare le lane dei loro favolosi tappeti. In epoca romana invece, veniva usata anche nei bagni termali. La saponaria era conosciuta anche come pianta officinale e usata, anche se con parsimonia per la sua blanda tossicità, nella medicina popolare come fluidificante del catarro, contro la gotta, i reumatismi e le malattie della pelle; mentre col rizoma si fabbricavano rudimentali dentifrici e shampoo. Da sempre si riproducono cultivar, per abbellire giardini, anche in diverse tonalità di colorazione dei fiori, apprezzati per il delicato profumo che attira le farfalle.
Il suo nome ricorda appunto il sapone, mentre l’epiteto ‘officinalis’ significa officina, in quanto la pianta veniva usata in laboratori erboristici e farmaceutici.
Fotografata nel fiume Cecina
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