Pianta erbacea a ciclo biennale munita di grossa radice a fittone, con fusto eretto, ramificato alto fino a 2 metri.
La pianta nel primo anno di vita, sviluppa grandi foglie basali cuoriformi, color verde setoso sopra, ruvide e ragnatelose nella parte sottostante, lunghe fino a 50 cm. Solo nel secondo anno emette i fusti e l'infiorescenza.
Le grandi foglie hanno un solido picciolo di color verde carico e il bordo ondulato. Quelle che si sviluppano lungo il fusto sono lanceolate, disposte in modo alterno.
L'infiorescenza è costituita da capolini terminali globosi, del diametro di 3-4 cm. Il loro involucro è composto da brattee verdi con squame pungenti e uncinate che proteggono i numerosi piccoli fiori (anche oltre 40), con corolla azzurro-violetta.
Il frutto è un achenio di 6-7 mm, oblungo color marronastro, con brevi setole giallastre.
I capolini spinosi sono detti popolarmente "Lappole" perché si aggrappano con i loro uncini ai vestiti e al pelo degli animali. Sembra che ciò sia stato l'ispirazione per la realizzazione del "Velcro".
La pianta fin dall'antichità veniva coltivata per uso culinario e medicinale, tanto che le radici carnose erano consumate crude o cotte come le comuni carote. Da sempre usatissima nella medicina popolare orientale, la troviamo in alcuni erbari medievali dove veniva chiamata 'Erba elefantina' per la sua grandezza e soprattutto per l'ampiezza delle foglie.
Ancor oggi le radici sono considerate un antidoto a largo spettro per diverse patologie e specialmente se abbinate a quelle del Tarassaco si possono ottenere preparati rinfrescanti, antinfiammatori, antibatterici e depurativi del sangue. In tempi di carestia le sue foglie venivano arrotolate e fumate come un rudimentale sigaro e con le sue radici tostate si otteneva un prodotto surrogato del caffè.
Il nome della pianta, conferito dal suo aspetto ispido, deriva dal greco " Arktos= orso", mentre l'epiteto della specie, potrebbe provenire dalla parola "Laptos" che in greco significa "afferrare", per la caratteristica di rimanere appiccicata ai vestiti o al pelo degli animali. Per quanto riguarda la parola "Bardana", l'etimologia è incerta, ma potrebbe significare che veniva usata dai "Bardei", un'antica popolazione dell'Illiria".
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