La Bivonea di Savi è una specie endemica italiana, considerata rara e rigorosamente protetta.
In Toscana è presente in una ristretta area del Monte Calvi di Campiglia M.ma, sulle pendici del Monte Amiata e in alcune stazioni del Monte Pelato sulle colline sub costiere livornesi. Per la sua ridotta estensione, anche il botanico Pignatti, nella sua opera sulla ‘Flora italiana’, aveva volutamente omesso di riportare le stazioni di segnalazione e di osservazione della pianta per garantirne la salvaguardia.
La specie può presentarsi a contatto con margini di formazioni arbustive e cespugliose di Macchia mediterranea; localmente può apparire anche con fioriture piuttosto abbondanti, pur essendo possibili forti variazioni nelle diverse annate.
E’ una piccola pianta erbacea annuale dal portamento eretto, alta mediamente da 3 a 10 cm, con fusti generalmente ramificati alla base, di consistenza erbacea.
Le foglie basali hanno breve picciolo che misura al massimo 6-8 mm. Hanno forma spatolata- lanceolata, di color verde tenue brillante e di consistenza erbaceo carnosa; larghe fino a mezzo cm e lunghe da 7 a 12 mm. Lungo il fusto le foglioline sono abbraccianti, lanceolate-allungate, leggermente dentellate, lunghe poco più di 1cm. Si riducono progressivamente verso l’alto fino a diventare bratteiformi.
I fiori sono riuniti in ciuffetti in piccoli racemi senza foglie. Hanno sepali poco più lunghi di 1mm e i quattro petali (lunghi circa 3-4mm), sono di colore bianco di cui i due rivolti verso l’esterno appaiono leggermente più larghi.
I frutti sono piccole silique, talvolta con sfumature violacee, grandi poco meno di mezzo cm, con aletta all’apice. All’interno di ognuna vi sono 2/3 minuti semini bruni. L’impollinazione è garantita dagli insetti, mentre la disseminazione è affidata al vento.
Il complicato nome di ‘Jonopsidium’ ha origine dalla parole greche: ‘Jon=viola; Opsis=aspetto; Idion=suffisso diminutivo’, col significato di ‘simile a una piccola viola’. L’epiteto ‘savianum’ significa che la specie è dedicata al botanico pisano Gaetano Savi, suo scopritore (1769-1844).
La piccola pianta è legata a una leggenda medievale che racconta della tragica morte della bella Ubertenga, giovane figlia del vasaio Admut. Sembra che durante una delle tante incursioni dei pirati saraceni, che non risparmiavano nessun villaggio della zona, dopo l'uccisione del padre, la giovane avrebbe corso verso le pendici del Monte Calvi, per trovare scampo. Purtroppo però, raggiunta dai pirati, anche lei venne uccisa senza pietà ai bordi di un prato che dopo la sua morte si sarebbe ammantato di tante piccole piante dai fiori bianchi e da numerose specie di orchidee, che tuttora continuano a fiorire.
Specie rigorosamente protetta, fotografata sul Monte Calvi.
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