Pianta erbacea biennale a portamento vigoroso, con fusto eretto che può superare oltre 150 cm di altezza.
La pianta ha radici robuste e fusiformi da cui nel primo anno di vita, si forma una rosetta di foglie basali e nel secondo lo scapo fiorale. I fusti sono glabri e poco ramificati, ma molto spinosi .
Le foglie basali grandi e sinuose (30-40 cm), hanno superficie lucida, coriacea con grandi macchie bianche che spiccano sul verde glauco; il margine è dentato e i lobi triangolari terminano con una spina robusta. Le foglie superiori, senza picciolo abbracciano il fusto, sono più piccole e meno dentate, ma ugualmente spinose.
I fiori sono riuniti in capolini all’apice dei rami, circondati da varie squamosità esterne terminanti in una robusta spina acuminata. Il fiore posto al centro del capolino ha una corolla rossastra-violacea.
Il frutto è un achenio nero schiacciato, sormontato da un pappo di setole biancastre.
Il Cardo mariano è una pianta officinale; contiene tannini, amido, mucillagini ed è molto utilizzato in campo erboristico come antiallergico, tonico e diuretico, ma soprattutto come anticongestionante del fegato, tanto che in passato veniva utilizzato anche per gli avvelenamenti da funghi.
Le radici hanno proprietà febbrifughe, utilizzate da sempre nella medicina popolare.
E’ largamente apprezzato per uso alimentare, consumato in ogni sua parte, durante tutto il suo ciclo vegetativo.
I germogli centrali, che hanno lo stesso gusto del cardo, raccolti teneri in primavera, possono essere gustati crudi in insalate. Anche le radici e le foglie giovani, si possono lessare e condire, ma la parte più apprezzata è il ricettacolo del fiore, ritenuto una prelibatezza, che può essere cucinato come un carciofo o può servire per la preparazione di liquori.
L’etimologia della parola che ne descrive il genere, proviene dal greco ‘Silybon’, che rappresenta il termine con cui anticamente veniva chiamato il cardo, in tutte le sue specie. Invece l’epiteto che lo specifica, sembra sia legato alla Madonna. Un’ antica leggenda, narra infatti che Maria, durante la sua fuga in Egitto, nascosta per allattare Gesù, abbia involontariamente fatto cadere delle gocce di latte, che chiazzarono di bianco il verde delle foglie dei cardi che le erano vicino.
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