Il melo cotogno è originario dell’Asia Minore, in particolare della Persia e dell’Anatolia. Coltivato dai Babilonesi fin dal 2000 aC, era considerato dai Greci sacro alla dea Venere e citato in epoca romana da Plinio, Catone e Virgilio.
Conosciuto come una delle più antiche piante da frutto, viene considerato ‘archeofita naturalizzata’ nel nostro territorio, tanto che fin dal 1500 fino alla metà del 1900, non esisteva casa colonica che non avesse intorno il suo melo cotogno!
Diventati attualmente molto rari, li osserviamo solo spontaneizzati ai margini di radure intorno a vecchie case coloniche o impiantati a scopo produttivo e ornamentale.
E’ un piccolo alberello a foglia caduca, che produce una bella fioritura e che raramente raggiunge 6/8 metri di altezza. Il suo apparato radicale è piuttosto superficiale; il tronco appare scuro e contorto, con corteccia bruno-grigiastra; ma può formare anche più tronchi, assumendo caratteristiche arbustive o cespugliose.
Le foglie sono alterne, piuttosto ampie. Lunghe 6/10 cm, di forma ovale, di colore verde scuro nella parte superiore, mentre nella pagina inferiore sono ricoperte da una fitta lanugine biancastra che le fa sembrare molto più chiare. La fioritura è tardiva ed avviene dopo l’emissione delle foglie.
I fiori solitari grandi 5-7 cm di diametro, sono sorretti da peduncoli pelosi, all’apice dei rametti. Anche i sepali appaiono lanuginosi, lanceolati con margine dentellato. La corolla è composta da 5 petali color bianco rosato, molto appariscente.
I frutti hanno dimensioni variabili, grandi circa 10 cm; talvolta globosi e rotondeggianti, talvolta piriformi, spesso bitorzoluti. Sono molto profumati, di colore giallo oro intenso a maturazione, tomentosi quando sono ancora verdi. Contengono 4-6 semini scuri poligonali, spesso appressati tra loro da una sorta di strato mucillaginoso. Il frutto ha una polpa molto aromatica, ma aspra e facilmente ossidabile e viene usato dopo la cottura, per la preparazione di confetture, gelatine, liquori e mostarde.
Nelle marmellate viene usato come addensante perché ricco di pectina. Ricchi di fibra, mucillagini e tannini, da sempre apprezzati come emollienti e sfiammanti dell’intestino e dell’apparato digerente. Sono anche fonte di vitamina A e C, di sali minerali, potassio, magnesio, di fosforo e di calcio. In tempi passati con le mele cotogne veniva preparata la ‘Cotognata’, una confettura molto densa conservata e utilizzata come dolcificante e aromatizzante.
Pezzetti di frutto essiccato venivano messi negli armadi come profumatori di biancheria. Nell’antichità, la pianta veniva chiamata ‘Chrisomelon’ che significava ‘frutto d’oro’ e si credeva che l’albero fosse sorvegliato dalle Ninfe, custodito in un giardino come una preziosità.
Presente anche negli affreschi e nei dipinti dell’antica Roma e riprodotto nelle pitture dei Papi, nel Rinascimento si riteneva che se una donna incinta avesse mangiato mele cotogne, suo figlio sarebbe diventato generoso e ingegnoso! Il suo nome ‘Cydonia”, pare che abbia preso origine da ‘Kydo’ un’antica città sull’isola di Creta, dove probabilmente abbondavano queste piante. L’aggettivo fa riferimento alla forma oblunga dei frutti.
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