La Ginestra odorosa è presente in Italia e in tutta l’Europa mediterranea; largamente utilizzata in passato per la produzione di cordami, tele grossolane e cestini, nonché come legaccio per fissare ai tutori, le piante da orto.
Da sempre viene usata per consolidare scarpate e terreni franosi, grazie alle robuste radici che si sviluppano in profondità.
Ha un aspetto eretto, arbustivo e si sviluppa in grandi cespugli che possono raggiungere e superare i 3 metri di altezza. I suoi fusti, detti anche ‘vermene’ sono verdi, cilindrici, cavi, giunchiformi, eretti o ascendenti, ma sempre molto ramificati.
Le foglie, precocemente caduche, sono lunghe da 1 a 3 cm, di colore verde intenso, lineari-lanceolate, sericee nella parte inferiore. Appaiono rade e distanti sui rametti e tendono a scomparire nel periodo delle fioritura.
I fiori sono ermafroditi, appaiono eretti al termine dei racemi, profumatissimi e di un bel giallo brillante intenso. Hanno forma papilionacea con calice membranoso diviso in 5 piccoli dentelli, mentre la corolla ha un caratteristico vessillo che può oltrepassare i 2 cm, ripiegato verso l’alto.
Il frutto è un legume eretto lungo una decina di cm, di colore verde vellutato, che diventa nero e glabro a maturazione. All’interno sono contenuti fino a 18 semini scuri, ovoidi, lucenti, molto velenosi. Giunto a maturazione, il legume si torce aprendosi per poter espellere i semi lontani dalla pianta.
I fiori e i semi della ginestra contengono un alcaloide con proprietà purganti e diuretiche, ma da evitare data la tossicità.
Il nome ‘Ginestra’ pare provenire dal latino ‘Genista’ che stava ad indicare molte piante simili con fioritura gialla. ‘Spartium’ invece deriva dal greco ‘spartion’ col significato di ‘cordicella’, che indicava l’utilizzo della pianta utile per legare le piante da orto. ‘Junceus’ infine, proveniente dal latino, descrive la rassomiglianza della pianta con quella del giunco.
I fiori vivaci e profumati della ginestra venivano utilizzati per le ‘infiorate’ del giorno dedicato al Corpus Domini e per la sua capacità di colonizzare terreni difficili è citata in una famosa lirica del Leopardi.
|