Pianta erbacea perenne considerata facente parte di un gruppo polimorfo caratterizzato per la variabilità della forma e del colore delle foglie e dei fiori.
Ha un aspetto piuttosto robusto, alta da 20 cm fino a sfiorare anche un metro; con rizoma sotterraneo ramificato, carnoso e consistente, contornato da radici secondarie.
I fusti sono fogliosi, eretti, cilindrici, leggermente pubescenti nella parte superiore, di colore verde -grigiastro che tende al violaceo nella parte più bassa.
Le foglie piuttosto coriacee, sono di color verde vivo e si dispongono a spirale lungo il fusto; hanno forma ovale ellittica, con bordo ondulato. Sono percorse da vistose venature, larghe 3-4 cm e lunghe 5-6. Le superiori sono più piccole.
L'infiorescenza si allunga in un racemo composto da 15-40 fiori, voltati unilateralmente, tenuti da un peduncolo alla cui base sono presenti brattee lanceolate fogliacee, di colore verde, più lunghe del fiore stesso. I caratteristici fiori sono ruotati sotto-sopra (resupinati) e leggermente profumati. Sepali e petali appaiono simili, i primi di colore verdastro-rosa-violaceo, mentre i petali, di poco più grandi sono rosati-biancastri, violacei all'interno. Anche il labello ha una colorazione molto variabile e appare diviso in due sezioni, di cui la parte basale stretta e concava di colore violetto con i margini biancastri.
Il frutto è una capsula oblunga esagonale, con coste evidenti, che cresce in posizione leggermente pendula e porta all'interno moltissimi, piccolissimi semini scuri.
L'etimologia del suo nome deriva dalla parola 'Epipaktis', nome con cui era conosciuto l'elleboro negli scritti di Discoride, medico, botanico greco che esercitava a Roma nell'epoca di Nerone. 'Helleborine' invece, di probabile provenienza greca ha il significato di 'crescere sopra', o semplicemente rassomigliante all'Elleboro bianco.
Specie protetta.
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