Il Pino d'Aleppo è una conifera tipicamente mediterranea, di grande pregio paesaggistico e, nonostante sia altamente infiammabile, per l'abbondanza di resina che produce, viene anche utilizzata per rimboschimenti di aree difficili.
Originaria delle coste della Penisola Iberica e del Bacino del Mediterraneo, non si può sapere con certezza se la pianta sia autoctona anche dell'Italia, o se coltivata già in antica data e in seguito naturalizzata. Sicuramente nell'Italia meridionale è presente in pinete autoctone, specialmente nella zona del Gargano.
E' una pianta sempreverde, termofila, eliofila, xerofila, che riesce a sopportare le alte temperature, il forte irraggiamento solare estivo e l'aridità, tanto che è in grado di verdeggiare anche sulle rocce a picco sul mare, aggrappata con le sue robuste radici a fenditure, perfino prive di terreno.
L'altezza può arrivare a circa 20 m., facilmente riconoscibile per la chioma lassa e piramidale, quasi sempre irregolare, caratterizzata dalle numerosissime piccole pigne dal picciolo inclinato, che rimangono attaccate ai rami per parecchi anni.
Il tronco è contorto, spesso inclinato, ramoso fin dal basso, con corteccia grigiastra profondamente fessurata che diventa più rossastra nelle scanalature.
Le foglie sono aghiformi, lineari, poco pungenti, di colore verde pallido; riunite da una guaina in mazzetti di 2, lunghe circa 8-10 cm.
I fiori maschili e femminili si trovano sulla stessa pianta: i maschili in grandi 'strobili' apicali di color giallo dorato. I femminili invece, di color bruno diventano legnosi trasformandosi in pigne dopo l'impollinazione.
I frutti (strobili) sono pigne di 5/10 cm, solitamente a 2 a 2 a forma conica, sorrette da un peduncolo inclinato di 1-2 cm. Verdi in età giovanile, marroni dopo due anni con squame legnose terminanti in un piccolo umbone sporgente.
I semi sono piccoli pinoli alati grigiastri, lunghi 5/7mm, che maturano in autunno.
Spesso sullo stesso albero e sullo stesso ramo, si trovano coni da 1 a 3 anni, nei diversi stadi di maturazione.
Il legno del Pino d'Aleppo è tenace e duraturo, usato per la falegnameria rustica, per tavolame, imballaggi e per la produzione della cellulosa.
Fin dal tempo dei Romani, veniva utilizzato per le costruzioni navali, come confermano i resti di travature di navi, rinvenute nei fondali del lago di Nemi.
La corteccia, ricca di tannino, era impiegata per la concia delle pelli e per tingere di rosso le reti dei pescatori.
L'etimologia del suo nome è piuttosto incerta, potrebbe derivare dal sanscrito 'pitu', dal latino 'pinus', o dal greco 'pitys', con lo stesso significato di 'resina'. L'epiteto 'halepensis' si riferisce alla città di Aleppo, nella Siria settentrionale.
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