Si tratta di una pianta erbacea perenne, non molto comune, con grosso rizoma verticale avvolto di fibre e filamenti bruni, da cui si diparte il fusto eretto, tubuloso, glabro, alto da 20 a 40 cm. generalmente privo, o con presenza di pochissime foglie.
Le foglie che formano la rosetta basale sono disposte in modo alterno. Portate da un picciolo allungato hanno forma lineare-lanceolata-spatolata, di consistenza coriacea, terminanti con un apice acuto. Sono larghe circa 2 cm e lunghe fino a 30, di un bel colore verde salvia opaco, percorse da alcune nervature parallele, talvolta ricoperte da una peluria ragnatelosa. Quelle che si trovano più in alto abbracciano il fusto e sono più piccole e ondulate.
L’infiorescenza è rappresentata da un unico capolino cilindrico-campanulato, con diametro di 3-4 cm, composto da fiori di colore giallo, tutti ligulati. Le squame che formano il suo involucro hanno forma cilindrica, disposte in più serie, di cui le superiori sono più strette e allungate, terminanti con bordi biancastri.
Il frutto consiste in un achenio, lungo poco più di un centimetro, prima bianco poi brunastro durante la maturazione, con pappo di setole piumose.
Questo genere di piante contiene ‘inulina’, indicata per l’alimentazione delle persone diabetiche.
La pianta è dedicata al botanico russo Takhtajan (1910-2009), da cui prende il nome, col suffisso ‘anthos’, proveniente dal greco, col significato di ‘fiore’.
L’etimologia del nome popolare di ‘scorzanera’ invece è piuttosto incerta, proveniente forse da un’antica parola francese ‘scorzenère o escorzon’, che identificava una specie velenosa di serpenti, contro il cui morso si reputava efficace la radice di questa pianta, come antidoto contro il veleno.
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