Il Tarassaco è considerata una pianta infestante, ma sono talmente riconosciute le sue proprietà, che è stata rivalutata fino ad essere sfruttata come "tarassacoterapia".
Pianta officinale erbacea, perenne provvista di un robusto rizoma verticale più o meno cilidrico che prosegue in una radice a fittone biancastra contornata da numerose radichecche..
Le foglie sono tutte basali, erette o sdraiate a suolo, riunite in una rosetta. La forma è lanceolata, incisa irregolarmente, talvolte intere, percorse al centro da evidenti nervature.
I fiori sono raccolti in capolini portati singolarmente da un lungo stelo liscio e cavo all'interno, alto fino a 40 cm. che se tagliato emette un latice bianco. Hanno un involucro formato da una serie di brattee verdi allungate che tendono a curvarsi verso l'esterno. La corolla è tubolare con ligule color giallo vivo, con sfumature aranciate nei fiori periferici.
L'infruttescenza è chiamata "Soffione" ed è formata da un globo di peli, provvisti di "pappo", che circondano il frutto con lo scopo di agevolare la diffusione dei semi, trasportati dal vento.
Il Tarassaco è forse la pianta terapeutica più diffusa: ricco di oli essenziali, inulina, flavonoidi, vitamina A,B,C e sali minerali, può essere usato come diuretico, lassativo, depurativo e tonico. Si possono usare i boccioli da mettere sott'aceto come i capperi, mentre le foglie giovani, crude o cotte, si possono aggiungere a ricercate insalate depurative. Tutta la rosetta delle foglie aggiunta ad altre erbe spontanee, sarà un contorno o un ottimo risotto.
Con le radici tostate si ottiene un buon surrogato del caffè. Il succo della pianta schiarisce la pelle e le lentiggini. E' anche un ottimo depurativo, vitaminizzante e stimolante per le funzioni del fegato, reni e intestino.
Già nel 1500 erano conosciute le sue virtù e si riteneva che indossando una collana fatta con pezzi delle sue radici, si acquisisse maggiore serenità e sicurezza anche nei rapporti sociali.
La parola "Tarasso" deriva dal greco e significa "Scompigliare". E' chiamata anche 'Dente di leone' per la somiglianza dei lobi delle foglie, netti e appuntiti, che ricordano proprio i denti di un leone.
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