La Viola tricolor è una specie polimorfa, con distribuzione sparsa e limitata. Si trova prevalentemente nel settore alpino, ma cresce spontanea in gran parte delle zone temperate europee.
E’ una delle specie da cui è stata ottenuta, già in antichità, la ‘Viola del pensiero’ coltivata. E’ una pianta erbacea annua, talvolta biennale o perenne, con radici fittonanti da cui si sviluppano i fusti eretti –ascendenti, che possono raggiungere 40 cm di altezza. Spesso sono ramificati fin dalla base, fogliosi agli internodi, di colore verde tenue.
Le foglie basali non sono riunite in rosetta, hanno una lamina arrotondata con margine crenato e ondulato, portate da picciolo; mentre le superiori sono lanceolate con piccole stipole, somiglianti a foglie, divise in 4/10 lacinie palmate.
I fiori solitari, portati su un lungo peduncolo, si originano all’ascella delle foglie (1,5-2,5 cm di larghezza). Il calice è formato da sepali lanceolati revoluti, e la corolla (dialipetala) con 5 petali separati, irregolari. I laterali sono eretti, mentre l’inferiore, più grande si prolunga in uno sperone lungo 3/6mm, che contiene il nettare, leggermente ricurvo in dietro. Il colore dei petali è molto variabile, spesso sfumato di violetto nei due superiori, per passare al giallo e al bianco crema negli altri; ornati di righette nere intorno alla fauce.
I frutti sono capsule oblunghe, glabre che a maturazione si fendono in tre parti, lasciando cadere piccolissimi semi rotondi,castani.
Le foglie giovani e i boccioli della pianta, sono commestibili e si possono mangiare crudi o cotti. Aggiunti alle zuppe hanno azione addensante. Con i fiori freschi vengono guarnite insalate. Le foglie esercitano un’azione depurativa, sia per uso esterno che interno, sottoforma di infusi, decotti o impacchi. Già in antichità ne venivano fatti cataplasmi e pomate da spalmare su eczemi, foruncoli e ulcere, come cicatrizzante e antiprurito.
La Viola tricolore in Germania, viene curiosamente chiamata ‘Piccola Matrigna (Stiefmutterchen), in quanto il petalo inferiore simboleggerebbe una matrigna seduta, che tiene ai lati, accanto a sé, le sue vere figlie, mentre le figliastre, raffigurate dai petali superiori, sono sedute più indietro e vestite di viola, ritenuto il colore del lutto e della Quaresima.
Il nome generico ‘Viola’ era già in uso presso i Romani per distinguere sia la specie che il colore del fiore, derivante da una parola che significa ‘sinuoso e flessibile’ alludendo ai suoi rizomi. L’attributo ‘tricolor’, sempre derivante dal latino evidenzia il fatto che spesso appare la combinazione di 2 o 3 colori diversi sullo stesso fiore.
|
|
|