Pianta perenne con fusti legnosi alla base, talvolta leggermente pelosi e appressati, alta fino a 50 cm, munita di radici a fittone.
Le sue foglie sono ravvicinate tra loro, spesso riunite in fascetti ascellari. Hanno forma lanceolata, con apice appuntito. Le superiori lungo il fusto sono notevolmente più piccole, senza peduncolo.
L'infiorescenza è costituita da un racemo semplice che porta 7-15 fiori delicatamente profumati di vaniglia. Il fiore ha il calice formato da 4 sepali spatolati, di colore violaceo, con corolla di 4 petali lunghi circa 1-2 cm, anch'essi spatolati di colore giallo intenso fino a rosso mattone.
Il frutto è un baccello appiattito lungo fino a 5-6 cm, che porta piccoli semi compressi.
Questa pianta, originaria del Bacino del Mar Egeo, già introdotta in epoca medievale, è considerata "esotica-naturalizzata" ed ha dato origine alle diverse varietà coltivate e apprezzate nel giardinaggio per il loro profumo e per le molteplici sfumature di colore.
E' una pianta officinale tossica, usata in omeopatia, dopo che alla fine del XX° sec., sono stati scoperti e utilizzati i suoi preziosi "glucosidi" per la preparazione, esclusivamente farmaceutica, di cardiotonici. In passato invece, largamente usata da Greci e Arabi, serviva a preparare decotti per procurare aborti.
Giià chiamata da Linneo "Cheirantus Cheiri", che significava: fiore da tenere in mano. Ma in epoche più recenti, i botanici l'hanno rinominata "Erysimum", riferendosi probabilmente alla parola greca "Euromai" che significa "guarire", per le virtù terapeutiche che le venivano attribuite.
Fotografata nelle vicinanze del castello di Fosini
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