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ROCCA SILLANA

L' imponente fortilizio della Rocca Sillana, ritenuto uno degli esmpi più significativi tra le strutture militari medicee, sovrasta e segue il profilo naturale della sommità di un rilievo roccioso a picco sulla Valle del Pavone, in una strategica posizione a circa 530 m slm. 
La sua origine si perde nel tempo e solo i reperti archeologici rinvenuti nella zona intorno alla Rocca, testimoniano che i primi insediamenti furono quelli degli Etruschi.  Altri reperti, venuti alla luce durante i restauri, confermano anche la presenza dei Romani e si ipotizza che nell' 80 a.C., durante l'assedio di Volterra, il Console romano Lucio Cornelio Silla avesse occupato il sito dove oggi sorge la Rocca, costruendovi un accampamento per i suoi legionari. Forse da qui, anche l'origine del nome "Sillano", senza scartare l'ipotesi che il nome alla rocca possa derivare da un toponimo col significato di 'silvano', 'boscoso' riferendosi alla natura che la circonda.

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In seguito, in tutta la sua storia, la Rocca Sillana è sempre stata legata alla difesa delle miniere di rame e di argento del Pavone e contesa per la sua importanza strategica.

Nel 970 venne ceduta dall'Imperatore Ottone I° ai Buonparenti di Siena. Nel 1120 fu dominata dagli Aldobrandeschi di Maremma, mentre nel sec.XIII fu feudo del Conte Ildebrandino di Toscana. Più volte fu oggetto delle eterne dispute tra i Vescovi e il Comune di Volterra, finchè nel 1250 passò definitivamente al Comune. Nel 1300 invece, fu dei Petroni di Siena, mentre nel 1386 venne conquistata con l'inganno e rivenduta da Martin-Cione da Casole alla Signoria di Firenze.

Nel 1472 anche la Rocca Sillana fu coinvolta dalle guerre per l'allume e utilizzata come base delle forze fiorentine che, guidate da Federico di Montefetro, entrarono in Volterra depredandola. Si suppone infatti che lo stesso Lorenzo il Magnifico, avesse dato incarico all'architetto Giuliano Sangallo, a quel tempo al servizio dei Medici, per il rifacimento e l'ammodernamento della Rocca, trasformandola in guarnigione con postazioni fisse di armi da fuoco.

La Rocca ha una pianta poligonale, dovuta al necessario adattamento della conformazione geomorfologica del banco di roccia in cui si erge. Presenta massicce mura bastionate da cui si può intuire che il fortilizio potesse anche avere scopi militari di difesa e di assedio. Sono visibili i resti di un'imponente cortina muraria che racchiudeva il borgo e la chiesa, con accesso tramite la Porta Volterrana a N.E. e la Porta San Rocco a Ovest. L'unico accesso verso l'interno era il varco con chiusura a rastrello detta 'Torre Portaia', sovrastata dalla Torre del Guardingo, l'elemento architettonico più antico, parzialmente distrutta da un fulmine nel 1654.

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Durante i lavori di restauro, all'interno della torre fu rinvenuta parte di un'impugnatura di una daga, una massiccia spada principesca detta 'Cinquedea', di cui si sa che ne esistono al mondo solo 4-5 esemplari!

Della sua storia più recente, sappiamo che nella seconda metà del 1700, la Rocca con il borgo di Sillano passa alla comunità di Montecastelli, per essere successivamente unificata con quella di Castelnuovo nel 1788. In seguito, attraverso un atto di permuta, venne definitivamente assegnata al comune di Pomarance.

Nel 1850 la rocca fu abitata dalla famiglia Acciai, originaria di San Dalmazio, costretti però ad abbandonarla a causa delle continue 'ruberie'.  Nel 1889 la Rocca diventa monumento nazionale e donata in seguito al Comune di Pomarance, dai Paladini, ultimi proprietari, alla fine del 1980.

Grazie a un progetto della stessa Amministrazione comunale e ai fondi della Comunità Europea, ebbe inizio un lungo percorso di recupero e consolidamento, snodato in più fasi dal 1985 al 2008, dotando l'antico fortilizio di un'illuminazione caratteristica e rendendolo visitabile al pubblico.

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Imboccata la strada per Lanciaia, in direzione della Rocca Sillana, dopo poche centinaia di metri, un cartello sulla dx ci guiderà nel piccolo viottolo che conduce ai resti della Pieve di San Giovanni a Sillano.

La sua costruzione è databile intorno al secolo X° e nonostante che oggi,  sia tristemente ridotta a poco più che un rudere, la sua imponenza e le sue particolari decorazioni, fanno ancora percepire l'importanza e la ricchezza che questa chiesa ha rappresentato nel passato.  Ubicata sull'asse viario che univa Volterra con le aree minerarie controllate direttamente dal Vescovo,  la ritroviamo citata più volte  negli anni intorno al 1066 per le infinite contese tra gli stessi Vescovi e il Comune di Volterra, fino a quando nel 1100,  l'annessione del Monastero benedettino di San Dalmazio, regalo' alla chiesa di San Giovanni un nuovo periodo di splendore.

Ma nel 1230 le truppe inviate dal Comune di San Gimignano, allora in lotta con Volterra, inflissero a tutta la sua struttura, gravi devastazioni. Inesorabilmente verso il 1300 iniziò il suo lento declino, fino a diventare per lungo tempo un magazzino per granaglie e tini.

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Restaurata e riaperta al culto verso la seconda metà del 1500, venne fondato a fianco un piccolo monastero, che passò sotto le Abbazie fiorentine. Ben presto però, di nuovo l'abbandono e la distruzione ripiombarono sulla Pieve, che venne in parte demolita e le sue belle pietre squadrate furono usate per la costruzione delle case di San Dalmazio.

Della sua elegante facciata in stile 'romanico-normanno', ritenuta una rarità per tutta l'Italia centrale, si intravedono ancora, semidistrutte dall'abbondono, le preziose archeggiature intrecciate e  le decorazioni dei capitelli  delle colonne rappresentate da figure zoomorfe, corrose dal tempo. La pianta dell'edificio aveva un'estensione di circa 25 metri x 14, con 3 navate su livelli diversi, dai cui resti si leggono appena le basi delle navate, di un presbiterio e di un campanile, inghiottiti dalla vegetazione. Tutta la struttura era realizzata con blocchi di calcare arenaceo locale, squadrati in varie grandezze, intervallati da elementi di cotto.