Quale sarà il vero Masso?
Masso delle fanciulle
Storia e leggenda di un luogo speciale che impreziosisce il nostro territorio…..ma che molti continuano ad equivocare.
Senza dubbio il Masso delle Fanciulle è uno dei luoghi più conosciuti e più suggestivi del nostro fiume Cecina, ricco di risorse naturali e paesaggistiche legate allo scorrere della storia dell’uomo e delle sue leggende. Spesso citato anche in molte pubblicazioni turistiche estere e classificato insieme al bellissimo tratto di fiume in cui si trova, come sito di interesse comunitario dal Ministero dell'Ambiente.
- Il Masso e le sue leggende
Il Masso delle Fanciulle si trova nell’area naturalistica della Riserva di Berignone e si presenta, dopo una piccola ansa del fiume Cecina, come un alto affioramento di roccia ofiolitica in parte ricoperto da abbondante vegetazione che si specchia in un tonfo d’acqua cristallina. Deve il suo nome ad una antica leggenda medievale che Franco Porretti, scrittore e cultore della storia locale, nel suo libro “Volterra magica e misteriosa” volle raccontarci così:
““Nei pressi del masso imponente andavano spesso due cugine, entrambi molto belle e molto dolci. Guardavano il gregge da mattina a sera e i loro canti soavi si aggiungevano a quelli degli altri pastori, che ingannavano il tempo intonando gioiosi stornelli d’amore. Gli animali del bosco accorrevano come incantati nei pressi del grande masso e perfino gli uccelli si fermavano ad ascoltare le voci armoniose che risuonavano nella valle. Purtroppo si fermava ogni giorno anche un lupo mannaro che si era invaghito delle due fanciulle. E un giorno, non contentandosi più di udirle e di guardarle di nascosto, si lasciò guidare dai suoi turpi desideri e cercò di azzannarle. Spaventate a morte le due cugine tentarono di sfuggirgli, arrampicandosi in cima alla grande roccia, ma in un balzo il lupo le raggiunse. Allora le fanciulle non potendo più scappare si presero per mano e si gettarono nelle acque del fiume che si aprirono in un abbraccio pietoso e le sommersero sottraendole per sempre alla bramosia della belva immane. Anche oggi la tranquillità del luogo è pervasa da un continuo e sommerso mormorio; ma nessuno sa dire se sono le acque del Cecina che scivolano lente verso il mare o se invece è la perenne preghiera delle due caste fanciulle””
Un’altra bella leggenda del 1100, che vede il Masso delle Fanciulle testimone e protagonista di vicende cavalleresche, è stata raccolta da Don Mario Bocci, nostro amato concittadino e successivamente pubblicata nel 1967sulla rivista “La Comunità di Pomarance”, che ringraziamo per averci dato l’opportunità di trascrivere anche sul nostro sito, il testo originale di quella storia.
““Nel 1120 quando la Valdicecina era ancora incontrastato feudo Aldobrandesco, viveva un ricco signore, nel distretto che abbraccia l’orizzonte, da Montegemoli, a Montecerboli e Berignone, Ildebrando giudice, detto il Mancino, dall’alto della Rocca di Silano. Aveva per eredi soltanto delle figlie e queste erano gelose fra loro. La maggiore Brunilda, per incompatibilità di carattere anche con gli uomini, da tempo con molte suore, si era scelta la sorte di Badessa, ed ora si chiamava Abigailla nel Monastero di San Dalmazio.
Le rimanenti tre si erano innamorate d’un conte Gherardo, che era fatuo e ambiva al principato: lusingava le loro vanità, esasperava i loro dispetti, rideva della loro gelosia, le eccitava l’una contro l’altra, disposto a sposare l’ultima che rimanesse erede di tutto il territorio.
Ma un giorno al “Masso delle Fanciulle”, dove il giudice ogni anno radunava i popoli per il campo di maggio e per il tradizionale torneo di primavera, avvenne un fatto luttuoso: Gherardo, scavalcato tre volte nel torneo, beffeggiato dai ragazzi dei dintorni, si tolse la vita gettandosi nel fondo della Cecina, dove si inabissò con tutto il peso delle sue cattiverie nel luogo nominato “Il Tonfo Grande”. Le tre sorelle si incolpavano allora scambievolmente di avere intentato fattura maligna al cavaliere: le ancelle delle tre principesse si accapigliarono in loro nome e di capelli impigliarono i giunchi della riva; gli scudieri si divisero in tre gruppi; i popoli si divisero in tre fazioni e ci fu tumulto nella “Selva della Contradizione”. Finché il giudice Ildebrando non riuscì a imporre la sua volontà, a separare i contendenti, a fermare la lotta col prestigio della sua canizie.
Per l’Arcangelo Michele che trionfa degli angeli apostàtici nel cielo; che trionfa dell’uomo nemico sulla terra
gridò, roteando la spada dardeggiante ai raggi del sole meridiano, <<dividerò il mio principato, metterò al confine le mie tre donzelle, disperderò la loro superbia; Matilde a Berignone, Crimilda a Montegemoli, Gottwalda a Silano: tre terre, tre prigioni, tre castelli, l’uno dall’altro ascosi; tre valli, tre fiumi, tre dirupi. Ed io starò nel mezzo, sulla mancina riva della Cecina, sulla ripa mancia, gialla della nostra vergogna, gialla del mio disonore. Sostò, riprese ansando, come in poesia, all’uso degli antichi profeti: <<Ma giuro a Dio, ogni anno verrete, ogni anno sei giorni avrete, per la pace due volte pregherete, in questa terra voi sosterete. S. Michele di maggio, S. Michele di settembre, tre strade, tre cortei fino alla ripa della mia sofferenza; tre case, tre contrade, tre borghi, una sola cantilena. Fino al poggio di San Michele una processione, una scena sotto l’angelo del giudizio, sulla ripa del precipizio, fino a che il bacio di pace, non ti volga l’ira pugnace. Sbollirà la vostra malizia, portata al limite della nequizia, un lavaggio nel bagno infernale vi toglierà dal peccato mortale Disse e comandò ai suoi tre generali, che da quel giorno cambiò in carcerieri, la custodia severa delle tre fanciulle: Ranieri, Cavalcante e Berengario.
Passarono dieci anni. E ci furono venti cavalcate, venti preghiere e venti riprensioni, venti bagni bollenti e venti raduni di genti. S. Michele la gente si incontrava; il buon popolo nell’acqua si lavava, quell’acqua molti mali curava, un’operosa vita vi nasceva a poco a poco qualcosa si frangeva. I carcerieri non eran disumani ed i cuori non erano balzani e le donzelle apriro un giorno il cuore e germogliàro i fiori dell’amore.
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Era il settembre 1130. Non più cortei accigliati, non più visi imbronciati. Tre figlie, tre spose, accolse di nuovo Ildebrando, tre bei cavalieri non più carcerieri.
Sulla Ripamarància, non più nuda, non più rancia, ma ridente di fiori, ma esultante di cuori, l’arcivescovo-vescovo Rogerio pontificò nel suo presbiterio, poi disse al popolo serio: <<Dimenticate le vostre malìe, dimenticate le vostre follìe. L’arcangelo Michele vi protegga, i vostri cuori a cose belle elegga. Non più battaglie di tristi trofei, ma gioiosi nei tornei. Giostra d’amore, dei fiori d’arancio, per Ripamarancia proclamo e lancio>> Fu così che ogni anno si ricordò con la fiera di settembre, il sorgere del paese, il fiorire delle contrade. Per un attimo risorgeva l’antica inimicizia impersonata nei colori delle donzelle prima della grande pace. E negli spareggi dei tornei il quartiere che primo perdeva prendeva il lutto della donzella fàttasi Badessa, e quello che vinceva prendeva il “Palio di Santo Michele” e il suo gonfalone aveva il privilegio di condurre gli ospiti alla Valle di Cerbero, ai luoghi dei Lagoni, che dagli anni dei lavaggi delle tre donzelle, avevano mostrato proprietà curativa contro i morbi dell’anima e del corpo, contro la scabbia della pelle e dei cuori, e tante tante sostanze specialissime, che “alluminavano gli occhi ed i colori”. Così raccontò un giorno al Magnifico Lorenzo, che compagnava la madre ai Bagni, il Capitàno della Contrada patròna per quell’anno del Palio dell’Arcangelo. Così volle il Magnifico, tornato un giorno ai Bagni con la Sposa, che quel fatto o leggenda delle origini, gli fosse rievocato dalla gioventù in un torneo, non più all’ombra del Leone aldobrandesco, ma all’ombra del Leone fiorentino: non più al profumo dei fiori d’arancio, ma a prova dei frutti del suo buongoverno. E volle che Pomarance, in premio all’amore a lui dimostrato, subentrasse a Volterra come capitale della Valdicecina, degno Vicariato fiorentino, onore e vanto di Casa Medici.
E, nell’estro suo sempre geniale, cambiò pure a favore del paese le sue più belle rime:
“Sempre è bella giovinezza
Quando reca poesia:
Pomarance tuttavia
D’ogni amor mi da certezza”.
Gran parte del tratto del fiume Cecina, che va da Ponte di Ferro alle Bocche di Pavone, nei bui anni del secondo conflitto mondiale, è stato testimone di numerosi episodi di guerriglia tra le truppe nazifasciste e il nutrito gruppo partigiano che proprio nell’adiacente Bosco di Berignone aveva la sua roccaforte.
Alcune testimonianze dirette che abbiamo raccolto, ci hanno infatti confermato, che nei pressi del Masso, ebbe luogo uno degli scontri più violenti e cruenti della resistenza partigiana. Il Masso era ritenuto allora, un punto strategico di vedetta e regolarmente a turno, i partigiani montavano di guardia sulla sua sommità. Durante un' azione, alcuni tedeschi vennero fatti prigionieri dai partigiani e tradotti nei loro capanni nel cuore della Macchia di Berignone, provocando così una decisa reazione del nemico, finalizzata alla loro liberazione.
Fu proprio nei pressi del Masso delle Fanciulle, dopo che la sentinella di guardia riuscì appena a dare l’allarme, che nacque un cruento scontro a fuoco con i tedeschi che si protrasse per alcune ore e che vide il gruppo partigiano costretto a disperdersi nel bosco, per poi ritrovarsi nei luoghi convenuti ad organizzare un frettoloso trasferimento verso la zona di San Michele e successivamente verso il bosco della Farneta.
Protagonista e testimone inossidabile della storia dell’uomo e del suo rapporto millenario con la natura, il nostro Masso è sempre stato al centro di fervide e legittime contese ambientaliste, che una volta lo hanno visto minacciato dall’escavazione di un grande bacino idrico e un’altra da audaci e poco credibili perforazioni di pozzi geotermici.
Ma soprattutto è la meta preferita da tanti turisti stranieri, che scelgono questi luoghi per un’escursione o un bagno rilassante nelle limpide acque, testimoniando così di apprezzare i valori ambientali e la superba naturalità che offre il nostro territorio. Ogni giorno, in qualsiasi stagione dell’anno, possiamo vedere che il Masso delle Fanciulle, come in una sorta di pellegrinaggio, è frequentato da gruppi di giovani o da nuclei familiari, che si attardano per godersi l’ultimo raggio di sole, quando i colori del tramonto dipingono l’ambiente creando scenari magici e irripetibili.
- Manteniamo pulito il Masso, senza paura di farlo conoscere
Fatta la giusta e meritata pubblicità al nostro Masso, è doveroso anche riconoscere che a volte la notorietà e la maggior frequentazione di un luogo, potrebbe sconfinare purtroppo anche nell’incuria, generando sporcizia e abbandono dei rifiuti.
Noi siamo fermamente convinti che questi luoghi dovrebbero essere tutelati principalmente e doverosamente da chi li frequenta e da chi li vive, sperando nella coscienza di un buon comportamento per rispetto a chi verrà domani. Ogni carta, ogni bottiglia dovremmo riportarcela indietro nel nostro zaino, senza pretendere, come recitavano alcune sconclusionate scritte sulla “casina” (ora rimosse), che inneggiavano all’istallazione dei cestini!!!
I cestini, non dovrebbero esserci, perché chi “va in natura”, consapevole della necessità di difendere l’ambiente e la sua armonia, dovrebbe riportare i propri rifiuti indietro e magari anche quelli abbandonati dai nostri simili, meno...attenti!
Vorremmo inoltre suggerire alle autorità preposte alla gestione della Riserva Naturale, che l’apposizione di una adeguata segnaletica, con informazioni e indicazioni, tali da valorizzare questi luoghi tanto amati, non potrebbe che suscitare interesse positivo. Non sempre far conoscere deve significare pericolo e minaccia per un luogo, ma potrebbe essere la prova di un atto dovuto verso il prezioso ambiente che ci circonda.
Quali appassionati e conoscitori della storia del nostro territorio e dei suoi molteplici aspetti, non possiamo far altro che puntualizzare come, nel corso degli anni, nelle più svariate pubblicazioni, sia stata fatta un po’ di confusione sull’identificazione del Masso delle Fanciulle.
Non è raro sfogliare cartine e brochure pubblicitarie che riportano erroneamente questo luogo.
A questo proposito, abbiamo pensato di fare una piccola e personale indagine, chiedendo a molti anziani del posto, a operatori e a tecnici del settore, notizie sull’esatta ubicazione del Masso delle Fanciulle rispetto all’altrettanto famoso Masso degli Specchi. Tutto questo, ci ha confermato quello che già sospettavamo e cioè che regolarmente il Masso degli Specchi viene confuso con quello delle Fanciulle!!!
Con l’aiuto di alcune foto e col supporto di coordinate geografiche ci piacerebbe puntualizzare e definire con chiarezza la reale posizione dei due massi.
Dalla strada regionale 439, provenienti da Saline di Volterra, imbocchiamo l’incrocio sulla sx dopo il "Ponte di Ferro" per percorrere circa 2,5 km in piano lungo la stretta stradina asfaltata, ignorando alcuni incroci sia sulla dx che sulla sx. Arrivati ad un altro incrocio, ("Lebbino" 43°19’38,1” N-10°53’13,5”E), proseguiremo dritto per ulteriori 3,5 km, superando il guado in cemento sul torrente Possera fino a raggiungere il fabbricato-pompe del locale acquedotto, dove lasceremo l'auto (in attesa del nuovo parcheggio vicino al guado del torrente appena superato). Da qui ci incammineremo sulla strada sterrata che ci accompagnerà fino al guado del Cecina, per continuare verso dx una volta superato il fiume, seguendo anche i cartelli esplicativi fino all'ingresso della Riserva.
Oltrepassata la sbarra, cammineremo lungo un piacevole percorso che in circa 800 metri, attraversando anche un folto bosco di lecci, ci accompagnerà fino alla riva del fiume, proprio di fronte al vero "Masso delle Fanciulle" (43°18’18” N-10°56’10,6”E). Proseguendo ancora per alcune centinaia di metri lungo il fiume, approfittando di un percorso sulla nostra dx (SX idrografica), potremo raggiungere anche il "Masso degli Specchi" (43°18’18”N-10°56’21,7”) così detto, perchè due grandi promontori ofiolitici, uno di fronte all'altro, si specchiano nell'acqua turchese del laghetto sottostante.
RACCOMANDIAMO A TUTTI COLORO CHE VORRANNO RAGGIUNGERE QUESTI LUOGHI PREZIOSI, DI FARLO NEL MODO PIU’ RISPETTOSO POSSIBILE, CON LA CONSAPEVOLEZZA E LA RESPONSABILITA’ CHE SOLO CON UNA BUONA EDUCAZIONE AMBIENTALE, SI POTRA’ GARANTIRE LA CONSERVAZIONE E LA VALORIZZAZIONE DEL NOSTRO PATRIMONIO NATURALISTICO.
Buon Masso a tutti
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