La nascita del Lago di Vecchienne
Con l'antico nome di lago Zulfureo, o dell’Edifizio, o di Vecchienna si comprendeva una vasta massa d’acqua di forma circolare, di 250 metri circa di diametro, situata in un'ampia depressione di terreno della valle del Risecco, affluente della Cornia.
Nel bacino del lago avevano sede violente manifestazioni di soffioni boraciferi, che gorgogliando attraverso le acque, le mantenevano in continuo ribollimento, con una temperatura sempre superiore alla norma.
Nella seconda metà del secolo scorso le necessità industriali per l’estrazione dell’acido borico mutarono in gran parte l’originaria fisionomia idrografica del posto. Allo scopo di realizzare una maggiore concentrazione dell’acido contenuto in quelle acque, tutti i rii sulle falde del Monte di Vecchienna, che affluivano al lago, furono immessi in un fosso raccoglitore ed avviati direttamente all’emissario del Sulfureo, il Risecco. In seguito, considerato che le manifestazioni del lago si svolgevano principalmente nella parte settentrionale, si pensò di dividere la zona di esplosione dei vapori dal resto della massa d’acqua. Fu eretta una diga che isolò in tal modo il lagone detto della Collacchia dal rimanente più piccolo, detto stagno. In questo le acque rimasero a temperatura ambiente, mentre nel lagone che racchiudeva i vapori sommersi giunse fino a 80°.
Nel tempo che precede quindi l’utilizzazione di quelle acque per l’estrazione dell’acido borico, il lago si presentava come una massa calda, specialmente nei periodi di forte magra.
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Lo studio sui terremoti dell'Italia centrale nel XVI° secolo si imbatte in una serie di eventi sismici che intorno all'anno 1320 hanno interessato un vasto territorio tra la Toscana centro-meridionale e il Lazio, come la città di Siena, di Viterbo e la zona Monterotondo M.mo.
L'ulteriore approfondimento delle ricerche storiche ha permesso di individuare, tramite la consultazione della storiografia locale, la fonte originale dell'evento nel racconto di Ristoro d'Arezzo, scrittore e cosmografo toscano del XIII°sec., che tuttavia non descrive il terremoto del 1320, ma una eruzione gassosa, accompagnata da sprofondamenti del terreno con formazione di un lago, in un periodo antecedente a tale data.
L'evento descritto accadde a Vecchienne e molto probabilmente si potrebbe trattare della formazione del Lago Boracifero. Fu molto impattante per l'ambiente e illustra un' eruzione tipo geyser alta fino a 20 metri, con altra eruzione freatomagmatica di pietre e sassi che si protrasse per 2gg, lanciati a distanza di circa 3km, seguita da un'emissione di terre rosse e ceneri propagatesi fino oltre i 100 km di distanza dal luogo.(2)
Nella tradizione popolare il ricordo dell'evento viene collocato il 5 di agosto, festività della Madonna della Neve, ma naturalmente la paura e l'attenzione per i terremoti ha fatto sprofondare in secondo piano l'evento della formazione del lago stesso, che invece venne descritto da Ristoro d'Arezzo in questo modo:
“………onde in questa provincia appresso a una città la quale è chiamata Volterra, ad un luogo che è chiamato Vecchienne, per cagione di tremoto profondò un grande spazio di terra e, apparvevi un grandissimo lago d’acqua caldissima, bogliente la quale venendo e uscendo di sotto terra, tale salia e gittavasi ad alti più di quaranta braccia, nel quale profondo n’uscia fuori una grandissima e terribile ventosità la quale, più di due dì quasi continuò, gittò fuori pietre e sassi d’attorno per tutta la contrada, per ispazio di due miglia, sì che gli abitatori della contrada spaventarono e fuggironsi tutti; e li animali della contrada che non fuggirono morirano tutti, e li alberi che erano drentro quello spazio, in colore e in durezza diventarono quasi come ferro; la quale ventosità per ispazio di più di sette dì, gittò e sparse d’attorno alla lunga più di cento miglia terra rossa, la quale parea che fusse arsa dal fuoco, molto sottilissima, come polvere che fusse portata dal vento; e li abitatori di lunghe parti, che non sapieno lo fatto, meravigliandosi e crediano che questa terra piovesse e trovavano la terra e altro, e li alberi e le loro foglie tutte rosse.
E per qual cagione del tremoto può profondare la città e cadere le mura, e le torri e le case: e per istigazione fa isquarciare e cadere lo monte: e secondo ragione può innalzare la terra e gittarla in su e fare lo monte, e quello monte sarà sollo e cupo secondo via di ragione.....”
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Anche nella fantasia popolare pare che tutto fosse accaduto il 5 di agosto, quando alcuni contadini, nonostante la festività della Madonna della Neve, vestiti di superbia nell'adulazione del demonio e bramosi di facili guadagni, iniziarono ugualmente i lavori dei campi, disobbedienti all'osservanza del riposo festivo. Si racconta che un violento terremoto abbia scosso tutta la terra circostante, che sprofondando su se stessa, dette origine ad un grande lago fumante. La terra si sarebbe aperta per punire la loro disobbedienza inghiottendoli con i loro carri, i buoi, gli aratri, i cavalli e il loro raccolto, tra fumo, polveri rosse e tuoni rombanti.
(2)Brani tratti da :'ISPRA Ambiente'; 'bibar.unisi file,testi,monografie'; 'La Comunità di Pomarance' che ringraziamo!
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