Castelluccio di Cornia
Questo affascinante rudere detto anche Torraccia, svetta su un poggio di 296 m alla confluenza del fiume Cornia col suo affluente Turbone a poco meno di una decina di chilometri da Monteverdi, nei pressi del borgo della Leccia.
La torre si erge all’interno dei ruderi di una cinta muraria poligonale seminascosta dalla lussureggiante vegetazione, che segue l’orografia del rilievo. La struttura a pianta quadrata è larga circa 9 metri e raggiunge un' altezza di oltre 15. Appare costruita in due fasi ben distinte evidenziate dai diversi materiali utilizzati e da due differenti tecniche di costruzione che vedono una prima fase intorno all'XI° secolo, dove vengono usati conci ben squadrati di calcare miocenico, murati parallelamente in senso orizzontale, mentre nella fase successiva, i conci sono di dimensioni più piccole costituiti interamente da materiale di deposito fluviale. In alto la torre, in parte franata, è coronata di beccatelli a tre strati.
Riguardo alla sua incerta storia, nessun studio è riuscito a stabilire con certezza chi abbia edificato il Castelluccio di Cornia e perché. Si pensa sia sorto addirittura su resti etruschi e considerato come avamposto fortificato in epoca romana, nel punto strategico del fondamentale asse che metteva in relazione Populonia e Volterra con le numerose risorse minerarie e termali della zona, anche se il nome 'castelluccio' o 'torraccia', fa supporre che possa descrivere, come in uso nei tempi passati, un edificio abbandonato, in rovina, senza fornire utili tracce di identificazione.
Si potrebbe ipotizzare la sua origine intorno all’anno mille, quando le zone limitrofe erano sotto l’influenza dei monaci della badia di San Pietro in Palazzuolo di Monteverdi e dei nobili Pannocchieschi di Castiglion Bernardi.
Nel secolo XII° lo ritroviamo assegnato con una serie di diplomi ai nobili della Leccia, che ne vendettero una parte al Comune di Volterra, attratto dalla possibilità di sviluppo economico che offrivano le risorse della zona (argento, zolfo, allume, terme); fino al passaggio di Alfonso d'Aragona re di Napoli, che durante la guerra dell'allume, mise a ferro e fuoco tutte le zone attraversate dalle sue truppe. In seguito sembra essere appartenuto ai Vescovi di Volterra.
Altre notizie di difficile riscontro e attribuzione, indicherebbero il Castelluccio di Cornia, con l'antica località di Gordenna, di cui non rimane alcuna traccia dopo le donazioni del 1100, fatte dai conti della Leccia ai monaci della Badia di Monteverdi. Purtroppo però, la vicinanza di altri castelli e ruderi della zona e la mancanza di riscontri storici certi, rendono difficile l’esatta identificazione di questa misteriosa ed affascinante costruzione.