…..Lagoni rossi, questa località posta agli estremi limiti occidentali della Regione Boracifera, non poteva avere un nome diverso, perché il vapore che scaturiva dalle fessure e dai crepacci del terreno, gorgogliando nell'acqua dei piccoli stagni formatisi in fondo alle buche o valloncelli, dava luogo a molti dei così detti ''lagoni'' ed il terreno d' intorno era ed è arso per fenomeni di arrostimento e per la presenza di ossido di ferro che ne accentua il colore rosso.
Fino al secolo scorso era nato, in mezzo a questo paesaggio da tragedia, cicondato dai boschi della Maremma, un piccolo stabilimento per l'estrazione dell'acido borico dalle acque e dal vapore del sottosuolo e con lo stabilimento nacquero alcune case per gli operai mentre più tardi venne eretta una chiesa. E per lunghi, lunghissimi anni coloro che vissero a Lagoni rossi fecero una vita che si può definire veramente da pionieri, un'unica strada li collegava al resto del mondo e questa strada doveva passare il fiume Cornia, sul quale era eretto un ponte di legno che ogni piena di una certa importanza regolarmente demoliva e trasportava a valle. Ed allora, chi per forza maggiore era costretto a passare ,era costretto a ricorrere a rischioso guado a mezzo di carri trainati da buoi che, lentamente e mezzi sommersi, passavano attraverso le giallastre e turbinose acque.
Ricordo un lontano periodo natalizio del 1928 (se non erro), particolarmente piovoso, nel quale il fiume in piena aveva come di solito asportato il ponte. Spinto dalla curiosità dei giovani, mi ero recato a vedere lo spettacolo delle acque gonfie e limacciose che turbinando scendevano rapidamente a valle. Con un operaio del Lago, certo Giannetto, addetto al trasporto dei materiali e dei prodotti, ce ne stavamo al riparo di un casotto, posto ad uno dei capi del ponte, perché fuori pioveva forte, quando udimmo delle grida e subito scorgemmo un carro che, non riuscendo a traghettare, tornava faticosamente indietro da mezzo fiume. Dopo non indifferenti sforzi, i buoi, ansimanti e con gli occhi fuori dalle orbite, riuscirono a trascinare a riva il carro con i suoi occupanti che erano letteralmente fradici. Buttammo subito bracciate di legna sul rudimentale focolare del casotto ed i disgraziati viaggiatori si asciugarono alla meglio e tornarono ai luoghi di partenza rinunciando alla rischiosa impresa.
Ho accennato di sopra ad un operaio che era addetto al trasporto dei macchinari e dei prodotti dallo Stabilimento dei Lagoni Rossi a quello di Lago e viceversa; mi sembrava ora interessante descrivere come avveniva questo trasporto.
Lungo il corso della nostra strada correva un binarietto Decauville, lungo circa 4 km, sul quale rotolavano carrelli trainati da muli, e non era raro il caso che sui carrelli, insieme ai materiali, prendessero posto anche alcune persone. Naturalmente questo traffico era solo possibile quando il ponte era transitabile.
Ma un giorno di settembre del 1928 i contadini dei poderi disseminati nella Valle di Cornia furono sorpresi da qualche cosa di strano che accadeva laggiù lungo la strada vicino al Lago. Era un nuovo pennacchio di fumo, un nuovo sibilo, era qualche cosa che assomigliava alle caldaie che tante volte avevano visto sulle loro aie durante la trebbiatura, ma questa volta la caldaia si muoveva: era....una macchina del treno, era un vero convoglio con una larga teoria di vagonetti multicolori, con il fischio e il ''tuf-tuf'' caratteristico della vaporiera.
E si mossero allora, prima i ragazzi, poi anche gli adulti, e vennero sui margini della strada a salutare il treno, festosamente con la spontaneità della povera gente che vede arrivare alla sua portata qualche cosa della quale ha sentito parlare, ma che non ha mai visto. Era una di quelle piccole grandi cose che, allora (appena 30 anni fa), suscitavano la curiosità e l'entusiasmo della gente semplice e delle quali si continua a parlare per mesi nelle lunghe veglie natalizie intorno ai grandi focolari alla fratina che ora non esistono più.
(Renato Burgassi)
In occasione del XVI Congresso della Società Geologica Italiana, tenutasi a Larderello nel 1928, il Principe Ginori Conti, allora Presidente della Società Boracifera, volle che la rudimentale ferrovia a traino animale venisse modernizzata: A questo scopo fece arrivare dalla Miniera di Niccioleta della Soc. Ilva, una piccola locomotiva e fece approntare dalle officine di Larderello, una serie di comodi e caratteristici vagonetti per il trasporto dei Congressisti.
(Testo e foto reperite dal n.6/1961 della storica ''Rassegna di Larderello'', pubblicate a solo scopo divulgativo, senza fini di lucro. (I diritti appartengono ai rispettivi autori)
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